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strani conservatori

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strani Conservatori.........senza musica
I “Conservatori” erano istituzioni che, come riporta uno studio ottocentesco, furono costituiti perché “ponessero in salvo l’onestà delle fanciulle, dessero loro una cristiana educazione, ed aiutandole ai lavori donneschi e alle faccende domestiche, le preparassero a diventar buone madri di famiglia”. Nel 1842 Roma contava ben 18 di questi conservatori, sparsi per tutta la città. Molti di questi erano noti alla gente soprattutto per i nomi che venivano dati alle assistite. C’erano le “Figlie del luogo”  a Santa Caterina de’ Funari, le “Mendicanti”, protette dalla duchessa di Latera che raccoglieva le povere zitelle perchè andassero cantando per la città canzonette spirituali e raccogliendo elemosine. Ed ancora il Conservatorio della Speranza e Pio detto "delle Pericolanti", fondato nel 1786 da Francesco Cervetti, cooperatore di Giovanni Borgi ed eretto in ente morale nel 1792 e rinomato per la lavorazione di pannilani; ed ancora le “Cenciose”, protette dal cardinale Vitaliano Borromeo; ma le più famose sono state senz’altro le “Zoccolette”.
La nascita del conservatorio delle Zoccolette ebbe luogo quando, con l’approssimarsi dell’anno santo del 1700, papa Innocenzo XI ritenne opportuno raccogliere tutte le ragazze che andavano in giro per la città accattonando, perché lo stato di bisogno poteva essere fonte di cattive tentazioni ed era meglio “preservare la pudicizia di molte fanciulle che andavano mendicando nei luoghi pubblici di Roma”. Se ne rastrellarono circa duecento e dopo alcune sistemazioni provvisorie venne trovata la sede definitiva nel 1715 nel Conservatorio dell’attuale via delle Zoccolette. Il toponimo della strada deriva proprio dal Conservatorio dei Ss. Clemente e Crescentino istituito “per le povere orfane, denominate comunemente zoccolette”.
Ci sono due interpretazioni a questo toponimo: secondo la prima “zoccolette” deriverebbe dalle calzature usati dalle orfane, l’altra invece sostiene che la parola derivi semplicemente dal linguaggio popolare.
Come ben si sa a Roma “zoccola” è la prostituta, però i romani, chiamando così le orfanelle non intendevano dargli un epiteto dispregiativo, ma usare un appellativo dolce (nella saggezza popolare romana il termine "zoccoletta" è meno cattivo di puttanella, e diviene quasi un nomignolo affettuoso, attribuito a chi la condizione la subisce) dipingendo una triste realtà. Era infatti comune credenza, ma anche un dato di fatto, che le orfanelle, una volta dimesse dal conservatorio, non avessero molta scelta: o trovavano un marito, o prendevano servizio presso qualche ricca famiglia o, purtroppo più frequentemente, erano costrette a battere il marciapiede per sbarcare il lunario.
Naturalmente il Conservatorio nacque proprio con l'intento opposto, ovvero di porre in salvo l'onestà delle fanciulle, molte delle quali più che orfane erano figlie di donne senza marito che le tenevano in istituto mentre loro, nella maggior parte dei casi, facevano le prostitute. Si cercava di dar loro anche una cristiana educazione e soprattutto di insegnare un mestiere: qui le ragazze  imparavano infatti a cucire, a ricamare ed "eseguivano pure lavori di lana e drappi detti fustagni, intessuti di lino e canapa". Cosa che in sostanza che sarebbe potuta tornar loro utile una volta che, maggiorenni, fossero uscite dal Conservatorio.
Per sostenere l'istituto, Clemente XII, nel 1731, riammise il gioco del lotto, bandito da lunga data, concedendogli i proventi incassati.
Targa al civico 16 di via delle Zoccolette - Conservatorio dei Ss. Clemente e Crescentino
© Sergio Natalizia - 2009
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