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Piranesi

Racconti > Roma com'era
Le vedute di Giovanni Battista Piranesi
Giovanni Battista Piranesi detto anche Giambattista nasce a Mogliano Veneto, il 4 ottobre 1720. Figlio di Angelo, tagliapietre veneziano, e Laura Lucchesi, La sua formazione avviene presso uno studio di architetti a Venezia ma iniziò presto a fare  esperienza anche nelle arti figurative e decorative, interessandosi in particolare all’illusione scenografica e alla prospettiva ispirandosi in particolare al Canaletto, maestro nell’arte delle vedute.  Giunge a Roma a soli vent’anni nel 1740 con l’incarico di “disegnatore” al seguito dell'ambasciatore della Serenissima a Roma, Francesco Venier. A Roma frequenta lo studio di Giuseppe Vasi, uno dei principali incisori del tempo, famoso soprattutto per la riproduzione di tavole di architettura.  Con lui approfondisce lo studio e le tecniche dell’acquaforte, ma a seguito di dissidi rompe presto i rapporti con Vasi e assieme a studenti dell’Accademia di Francia inizia a lavorare ad una serie di piccole vedute di Roma, che apparvero in seguito nel 1745 come "Varie Vedute di Roma Antica e Moderna".Dopo un breve soggiorno a Venezia torna a Roma, dove apre una bottega a via del Corso e negli anni tra il 1748 ed il 1774 crea un’altra sequenza di vedute di monumenti antichi e barocchi: le Vedute di Roma. Quando Piranesi muore nel 1778, i suoi resti vengono inumati nella tomba a lui riservata nella Chiesa di Santa Maria del Priorato.
Ritratto di G. B. Piranesi di Pietro Labruzzi - 1779
La Roma di Giovannni Battista Piranesi, sontuosa e altera, maestosa ed elegante è una città cosmopolita, prestigiosa tappa del Grand Tour, centro di riflessione sulla storia, privilegiato crocevia di stili, luogo d'incontro di intellettuali ed artisti. La "Città Eterna" divenne, per l'incisore veneziano che a lungo vi soggiornò, una sorta di mania, una "magnifica ossessione": per circa trent'anni le dedicò un numero impensabile di schizzi, disegni, incisioni, acqueforti, piegando ai dettami del suo talento le numerose meraviglie architettoniche che in essa rifulgevano. Sono infatti proprio le grandiose vedute di Roma, con le sue rovine imponenti, le vere protagoniste della  Roma di Piranesi: il Ponte e Castel Sant’Angelo, Piazza di Spagna, il Campidoglio e la sua scalinata, il Pantheon, le grandi basiliche.  
Ed è l’amore per Roma, città di adozione dell’artista, a trasparire nelle acquaforti che ritraggono i più importanti monumenti della città eterna.  L’amore di Piranesi per la classicità e per le magnifiche rovine romane è descritto nella sua opera "Antichità Romane" con queste parole: “vedendo che i resti degli antichi edifici di Roma, sparsi in gran parte negli orti e in altri luoghi coltivati, diminuiscono giorno per giorno o per l’ingiuria del tempo o per l’avarizia dei proprietari che con barbara licenza li distruggono clandestinamente e ne vendono i pezzi per costruire edifici moderni, ho deciso di fissarli nelle mie stampe”. Delle sue stampe è la precisione dei dettagli a colpire, assieme alla testimonianza di una Roma ormai sparita: quella che vediamo nelle incisioni dedicate al porto di Ripetta, con i velieri che navigano lungo il Tevere, oppure le piazze con le carrozze sulla terra battuta.  
Alla precisione dei dettagli si affianca l’immaginazione fantastica dell’artista: Piranesi era infatti capace di inventare paesaggi immaginari o di sviluppare particolari che erano assenti nella realtà. Le sue tavole incise, segnate da un’intonazione drammatica, appaiono improntate ad un’idea di dignità e magnificenza tutta romana, espressa attraverso la grandiosità e l’isolamento degli elementi architettonici, in modo da pervenire ad un sublime sentimento di grandezza del passato antico.
le vedute di Roma
© Sergio Natalizia
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