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Strade del rione S. Angelo

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Strade del rione S. Angelo
E’ il più piccolo dei rioni di Roma, uno spazio su cui si spalma la più intima e ovattata “aria de Roma”; un'aria raccolta in grandi e  piccole cose: palazzi gentilizi, negozi grandi e piccoli, botteghe artigiane e tra i vicoli, diffusi profumi che provengono dalle specialità gastronomiche della tradizione ebraica. Su tutto, qui occupa infatti una posizione centrale il vecchio Ghetto, ma quasi ovunque riemerge il ricordo di un passato e di una quotidianità che Ettore Roesler Franz ha rappresentato nei suoi acquerelli della “Roma sparita”.
La zona in epoca romana era inizialmente posta al di fuori delle mura serviane, ma ebbe con Augusto assetto definitivo arricchendosi di edifici da spettacolo (i teatri di Marcello e di Balbo e il circo Flaminio) che ne consolidarono il carattere monumentale. Acquisì importanza strategica nel Medioevo per la presenza dei ponti dell’Isola Tiberina; sorsero allora dimore fortificate (come palazzo Savelli, poi Orsini sul teatro di Marcello), e palazzi di nobili famiglie quali i Mattei, i Costaguti, i Santacroce ed i Serlupi che scelsero di costruire le loro residenze in Sant'Angelo. Il progressivo trasferimento della comunità ebraica romana da Trastevere in questo rione, attraverso il ponte Fabricio che fu per questo detto anche “pons Judaeorum”, cominciò nel XIII secolo, e fu una bolla di Paolo IV a istituire nel 1555, sull’area del Circo Flaminio, il Ghetto. Circondato da mura, divenne residenza obbligata per gli Ebrei romani: si raggiunsero livelli di grave affollamento e degrado che si protrassero fino al 1870. Il rione rimase estraneo ai mutamenti urbanistici cinquecenteschi e si conservò sostanzialmente inalterato sino a fine ottocento. Nel 1848 le porte del Ghetto erano state abbattute da Pio IX e il piano regolatore del 1873 previde massicce demolizioni ai piedi del teatro di Marcello e nella zona del Ghetto; gli interventi urbanistici successivi, quali l’isolamento del teatro di Marcello e l’allargamento di via delle Botteghe Oscure, toccarono l’area marginalmente, ma furono sufficienti ad alterare molti degli ambienti che vi si affacciavano.
Ancora ai nostri giorni il rione Sant'Angelo rimane una delle zone più caratteristiche nella vecchia Roma. Mentre la parte settentrionale del rione, con la sua ragnatela di vicoli stretti e solitari, mantiene un carattere prettamente residenziale, la parte meridionale è sempre caratterizzata dalla forte presenza di attività commerciali: le strade intorno al Portico d'Ottavia ospitano numerosi esercizi commerciali e molti ristoranti che perpetuano le tradizioni della cucina ebraica romanesca.
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