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San Pietro

i percorsi di ALR
storia urbanistica, architettonica e religiosa di
S. Pietro in Vaticano
Introduzione
Nelle mie precedenti narrative di Piazza del Popolo e di Piazza Navona ho descritto e discusso le intenzioni architettoniche basilari che furono portate alla luce dalla Contro-Riforma Romana. Verso la fine del diciassettesimo secolo le più importanti innovazioni furono dovute ad architetti italiani. Durante questo periodo, comunque, iniziò una divulgazione, o meglio una diffusione, che apportò nuove idee all’intero mondo cattolico. In diversi Paesi, le forme architettoniche romane si incrociarono e si scontrarono contro le tradizioni locali, e venne iniziato un processo di simbiosi e sintesi, processo che apportò alla creazione di tipologie barocche regionali. Nella maggior parte di quei Paesi esso trovò il suo apice durante il diciottesimo secolo. In mezzo al suo sviluppo, comunque, possiamo anche discernere e distinguere chiaramente una tendenza generale architettonica che giacque nel graduale miglioramento di variazioni sulle intenzioni originarie. In questo periodo si manifestò un desiderio di arrivare ad una unificazione del tradizionale schema longitudinale e centralizzato delle chiese, e si arrivò ad una forma di piante con schemi longitudinali centralizzati, e piante con schemi centralizzati allungati. Per questo motivo nuovi problemi spaziali furono esplorati ed analizzati, quali l’integrazione di elementi spaziali delle composizioni. Come ho detto precedentemente in altre narrative, si crearono nuovi rapporti  e parametri fra la chiesa di per sé stessa e i suoi ambienti e accerchiamenti, tali che apportarono ulteriori e più pronunciate azioni reciproche spaziali. Questa procedura fu veramente complessa e complicata. Ad ogni modo possiamo distinguere fra “combinazione” di esistenti tipi ed elementi da una parte, e “lo sviluppo sintetico” di altri tipi dall’ altra parte. Poiché questo processo non seguì un percorso cronologico, cercherò di discutere le intenzioni basilari, ignorando il fatto che esse appartenessero ad un periodo precedente o seguente. I nomi degli stessi architetti perciò apparirono in più di una progettazione, e più attenzione verrà prestata agli architetti italiani, ed in particolare al Borromini, al Guarini, al Maderno, al Rainaldi, al Fontana e a Michelangelo, che più di tutti gli altri arrivarono a dei risultati fertili e fantastici. I problemi basilari delle chiese del Barocco, non si possono citare senza discutere la costruzione della Basilica di San Pietro di Carlo Maderno. Prima che essa fosse progettata dal Maderno, la Basilica fu aggiudicata a numerosi altri architetti fra cui Rossellino, Bramante, Raffaello, Fra Giacomo da Verona, Antonio Sangallo e Michelangelo.
Origini del Cristianesimo e le basiliche costantiniane
Prima di descrivere la storia architetturale di San Pietro in Vaticano desidero spiegare molto brevemente le origini del cristianesimo e in quale modo esso influenzò ciò che accadde a Roma e in tutto il mondo conosciuto fino ad allora. Il Cristianesimo emerse dal Giudaismo del primo secolo dell’era comune. I Cristiani assunsero dal Giudaismo le sue Sacre Scritture, dottrine fondamentali come il monoteismo, la fede in un Messia o Cristo, forme del culto, concetti di luoghi e tempi sacri, l’idea che il culto dovesse essere modellato secondo il modello celeste, l’uso dei salmi nelle preghiere comuni. Il libro degli atti degli Apostoli sottolinea che i primi ad essere chiamati “Cristiani” furono discepoli di Gesù che si radunavano nella città di Antiochia dove si rifugiarono dopo le prime prosecuzioni in Palestina, probabilmente soltanto dopo pochi anni della morte di Gesù”. Il fenomeno della persecuzione dei Cristiani durante l’Impero Romano ebbe luogo tra la seconda metà del primo secolo e gli inizi del quarto secolo. Secondo fonti non ben precise si pensa che il numero di Cristiani uccisi per motivi religiosi prima dell’anno 313 (data dell’editto di Milano che liberalizzava il culto cristiano, sotto l”imperatore Costantino) sia stato da un un minimo di 10.000 ad un massimo di 100.000. La tradizione religiosa romana era strettamente intrecciata allo stato ed escludeva in linea di massima un rapporto personale tra il credente e le divinità: fare sacrifici agli dei e rispettare i riti significava stabilire un patto con la divinità, in cambio della sua protezione. Era facile integrare gli dei, i riti e le credenze di altre popolazioni in questo sistema, mentre la religione cristiana rifiutava il sacrificio agli dei pagani, ponendosi in tal modo agli occhi dei pagani in antitesi allo stato. Lo stesso era già avvenuto nei confronti degli Ebrei, coi quali inizialmente i Cristiani venivano facilmente confusi. Infatti, diverse fonti riportano che l’Imperatore Claudio (41-54 d.C.) avesse scacciato da Roma i ”Giudei” che creavano disordini a nome di un certo “Chresto”.  Dopo essere salito al potere, l’Imperatore Costantino (306-337) concesse ai Cristiani la “libertà” di professare la loro fede con l’editto di Milano nel 313 d.C.. Allo stesso tempo egli divenne il ”Pontifex Maximus” , ovvero il Capo della Chiesa Cristiana e il tredicesimo Apostolo. La chiesa poteva finalmente, dopo tanti anni di persecuzione godere della “libertà di culto” al pari dei pagani. Costantino restituì alle chiese le proprietà che erano state loro confiscate dai suoi predecessori durante le persecuzioni Egli, inoltre, cercò in tutti i modi di propagare la nuova fede. Costantino, in questa maniera, divenne una sorta di “capo visibile” della Chiesa perché incominciò a comandare in maniera di fede e dottrina anche sui vescovi che erano costretti ad inchinarsi davanti alle sue decisioni, anche nelle cose spirituali, se non volevano perdere i loro privilegi. Il bisogno più urgente fu quello di creare una nuova casa per il Cristianesimo, dove, come nel rito pagano, la messa cristiana si concentrò su un atto di carattere simbolico di sacrificio, recitato da un prete sull’altare, cioè la trasformazione del vino e del pane consacrato nel sangue e corpo di Cristo, che veniva consumato dai fedeli per ottenere la loro salvezza spirituale. Poiché questi riti divennero sempre più complessi, fu necessario costruire degli edifici per facilitare l’ingresso e l’uscita delle processioni, un altare dove i prelati potessero celebrare la messa, uno spazio per la separazione dei prelati dai fedeli durante la processione e la comunione, ed un’area per la separazione, durante il servizio, di quelli che stavano per convertirsi al cattolicesimo da quelli che si erano convertiti precedentemente. Tutte queste funzioni e attività spiegano il motivo per cui fu costruita la prima chiesa monumentale. Infatti, Costantino diede nel 313 all’Arcivescovo di Roma il palazzo imperiale del Laterano come residenza personale e vi fece costruire a fianco la Basilica di San Giovanni in Laterano come luogo di manifestazioni religiose. Per quanto San Giovanni in Laterano fosse il modello “standard” delle basiliche cristiane in Roma, la basilica più importante costruita da Costantino fu la Basilica di San Pietro, intorno al 333 d.C., ma probabilmente progettata un decennio precedente. La storia della Basilica di San Pietro iniziò con il martirio di San Pietro. Essa fu costruita sulle scarpate della collina del Vaticano, sul sito del Circo di Caligola e di Nerone, dove Pietro, il primo vescovo di Roma, fu crocifisso nel 64 d. C. Questo sito, vicino al Circo, segna il luogo dove fu sepolto Pietro, Principe degli Apostoli, al quale furono consegnate le chiavi del Paradiso da Cristo. La preparazione dell’area dove la basilica fu costruita, fu iniziata originalmente nel 319 d.C., la basilica fu terminata parzialmente nel 324-329 e fu consacrata nel 326 dal Papa Silvestro e si pensa che l’intero progetto fu completato nel 349 d.C.. Per avere un’idea di come questa basilica apparve in quel periodo, il luogo migliore da visitare é la chiesa di San Paolo Fuori le Mura. Vi sono alcune differenze fra queste due costruzioni, ma é possibile capire quanto fosse grande una chiesa con cinque navate e come potesse funzionare ecumenicamente. L’originalità della Basilica di San Pietro non risiede nel fatto che essa divenne la basilica del Papato, (quello che sarà il suo futuro destino), e neppure perché fu la Cattedrale di Roma: anche al giorno d’oggi, infatti, questa destinazione é mantenuta da San Giovanni in Laterano, nonostante che la sua scala di grandezza non sia paragonabile a quella della nuova Basilica di San Pietro, che rimpiazzò la chiesa originale del quattordicesimo secolo. L’originalità della vecchia Basilica di San Pietro sta nel fatto che essa era essenzialmente un cimitero coperto, il luogo dove furono sepolti tutti i martiri cristiani.
Prospettiva della basilica originaria di San Pietro
Pianta della basilica originaria di San Pietro
L'antica basilica di San Pietro costruita da Costantino nel IV secolo d.C. prima che fosse distrutta da un incendio nel XVI secolo.
L’immensa struttura, con ben cinque navate, fu altrettanto funzionale quanto la Basilica del Laterano. Nell’immenso transetto di San Pietro, i pellegrini potevano radunarsi per venerare i grandi Apostoli, le cui reliquie giacevano sotto un baldacchino sistemato sopra quattro colonne attorcigliate di bronzo, davanti all’abside. Di fronte alla basilica vi era un atrio, con una fontana a forma di un cono di pino. La facciata aveva ricche decorazioni in mosaico, mostrando il simbolo di Cristo con gli Apostoli. La navata era lunga 91 metri e terminava in un arco trionfale, con mosaici che mostravano Costantino che donava la basilica. Al di là l’abside aveva un mosaico in cui erano raffigurati  il Cristo con Pietro e Paolo e sulle pareti della navata vi erano affreschi che mostravano scene dalla Bibbia e ritratti dei Papi. Nel 330 d.C. Costantino volle spostarsi a Bisanzio  e chiamò la vecchia città Costantinopoli (al giorno d’oggi Istanbul), per farne la capitale dell’Impero Romano. A Roma, così, si creò un vuoto politico che fu immediatamente preso dal vescovo, che oltre svolgere funzioni religiose cominciò ad esercitare anche delle funzioni politiche, diventando in questo modo la persona più potente della città. Nel 380 d.C. l’Imperatore Teodosio emanò un editto che faceva del cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero Romano e nel 381 d.C. il Concilio di Costantinopoli riconobbe il primato della sede romana, e stabilì che il patriarca di Costantinopoli aveva il primato d’onore secondo a quello del vescovo di Roma. A questo punto non voglio dedicare che pochi accenni alla seconda basilica di San Pietro, costruita durante l’impero di Costantino. Basterà dire che questo modello fu così popolare che Costantino costruì altre basiliche, con la stessa planimetria, nella Terra Santa: la Chiesa della Natività in Betlemme, nel 333 d.C., la più semplice delle due, e la Chiesa del Sacro Sepolcro in Gerusalemme,nel 335, molto più elaborata di quella precedente. Sotto Papa San Leone il Grande (440-461 d.C.) la facciata e la navata furono decorate con mosaici ed affreschi. Il santuario fu modificato dal Papa San Gregorio il Grande (590-604 d.C.). Sollevando il santuario di circa un metro o un metro e mezzo, egli rese possibile la costruzione di una cripta circolare. Questa trasformazione rese più facile ai pellegrini l’adorazione degli Apostoli, poiché essi potavano in quel momento avvicinarsi da una parte delle scale e allontanarsi dall’altra. Inoltre, l’altare maggiore fu posto esattamente sopra la tomba di San Pietro. Papa Leone IV (847-855 d.C.) fece costruite delle pareti intorno all’area della basilica, per proteggerla dalle incursioni dei Saraceni. Per questo fatto l'area fu chiamata “la Città Leonina”. Le basiliche costruite da Costantino sia a Roma che nella Terra Santa furono le più prestigiose costruzioni architettoniche religiose del primo Cristianesimo, e non vi furono maggiori innovazioni per il successivo millennio. Fu soltanto nel Rinascimento che l’architettura romana ecclesiastica venne fuori dai suoi principi basilari, architettura che resistette in varie forme durante il Medio Evo.
Roma e l'architettura rinascimentale e barocca
Prima di descrivere e analizzare la nuova basilica di San Pietro, desidero fare alcuni commenti sull’ architettura Rinascimentale e Barocca. Entrambe furono un’invenzione dell’Italia, nata nel suolo dell’antichità classica, dalle radici ancora vitali, per quanto degradate. In altri Paesi, Architetti e protettori imitarono gli edifici rinascimentali italiani, ma anche i migliori e i più sofisticati non erano altro che un trapianto degli edifici del Rinascimento italiano su altre tradizioni architettoniche di quei Paesi. Questa situazione prevalse fino all’ultimo quarto del sedicesimo secolo, quando la Contro Riforma e il Concilio di Trento (1545-1563), con la loro rivoluzione spirituale, politica e culturale spinsero l’architettura Rinascimentale verso una nuova fase brillante; il Barocco nel diciassettesimo secolo e il Rococò nel diciottesimo secolo. É giusto, quindi, che si dia più importanza agli edifici del diciassettesimo secolo, soprattutto per due motivi: il primo, fu che Roma commissionò, tramite i vari Papi, edifici e chiese per celebrare il loro nome e il loro Papato e attirare l’attenzione su Roma come il centro della rivitalizzazione del Cattolicesimo e come la più ricca e storicamente più importante città del Cristianesimo. Il secondo motivo è stato che il Barocco, come stile di architettura, ricevette la sua evoluzione da due diversi aspetti dell’architettura di Roma del sedicesimo secolo, l’alto Rinascimento e, più direttamente, gli edifici romani di Michelangelo e Vignola del 1550 e 60 e l’interpretazione di quei lavori dal giovane architetto Giacomo della Porta. Il concetto radicale dello scultore Michelangelo sull’architettura come un essere vivente fu il primo passo verso il dinamico aspetto degli edifici del Barocco.
la nuova basilica di San Pietro
Nel 1377, quando il papato ritornò da Avignone, dove si era insediato dal 1372, il Vaticano tornò ad essere la residenza ufficiale del Papa.
In quel periodo la Basilica di San Pietro era in cattive condizioni ed era in condizioni assolutamente disastrose quando Papa Nicola V (1447-1455) divenne Papa. La basilica era stata abbellita ripetutamente nel corso di oltre mille secoli, da diversi artisti, pittori e architetti, inclusi fra i quali fu Giotto, finché nel verso la metà del quindicesimo secolo, Papa Nicolò V decise di iniziare una sostanziale e completa ristrutturazione dopo un tremendo incendio, che sembra che non sia stato casuale, che distrusse una buona parte della basilica. Egli chiese a Bernardo Rossellino di progettare una nuova chiesa. Il lavoro iniziò nel 1452, ma alla morte di Nicola V in 1455 i lavori furono sospesi per quasi cinquant’anni, con alcune eccezioni durante il pontificato di Paolo II. A quel punto i lavori non erano andati oltre la demolizione della vecchia basilica. Fu Papa Giulio II (1503-1513) nel 1506 a riprendere i lavori sospesi per tanto lungo tempo e a re-iniziare i lavori della nuova basilica che durarono fino al 1612, sotto il papato di Paolo V. Questo progetto, inizialmente, prevedeva una ricostruzione, poiché nello stesso sito sorgeva ancora la vecchia basilica fatta costruire dall’Imperatore Costantino.  Il lavoro di progettazione fu assegnato a Donato Bramante, il quale demolì completamente la vecchia basilica. Egli disegnò la basilica con una pianta centrale, a croce greca, con una grande cupola. Alla sua morte, nel 1511, furono nominati in successione tre architetti per continuare la progettazione dell’opera: Raffaello, Fra Giacomo da Verona e Antonio Sangallo. Poiché i tre progettisti conclusero che c’era assolutamente bisogno di ulteriore spazio per la basilica, fu progettata una navata più lunga, creando una croce Latina invece della croce Greca originariamente disegnata dal Bramante. Poiché l’ultimo dei tre architetti, Sangallo, morì nel 1546, il compito di finire la basilica fu assegnato a Michelangelo. Egli tentò di ritornare alla pianta con la croce greca del Bramante, ma la sua pianta, originariamente centralizzata, fu soggetta a moltissime critiche dovute al fatto che la chiesa non sembrava funzionale e poiché il progetto della nuova Basilica veniva considerato inappropriato per celebrare le Messe o qualunque altra funzione religiosa, non essendo stato progettato secondo le regole e i principi ecclesiastici, fu scartato. Infatti Michelangelo non aveva incorporato tutti i secondari spazi necessari, quali cappelle, sacrestie, vestibolo, e soprattutto la loggia per le benedizioni. Ad ogni modo é principalmente nell’area dell’abside che si può notare il suo lavoro. Egli, inoltre, progettò la cupola, ma morì prima che il suo lavoro fosse finito. Il progetto originario della cupola intendeva proporre una decorazione con mosaici per il Giubileo del 1600, ma non poté essere finito in tempo e i piani furono cambiati: i mosaici furono disegnati dal Cavaliere d’ Arpino.
La pianta a croce greca proposta prima da Bramante e poi da Michelangelo non fu mai approvata perchè carente di alcuni elementi ecclesiastici basilari. Da notare la stretta facciata della Basilica prima che venisse allargata dal Maderno e la differente distanza della cupola di Michelangelo rispetto alla facciata, nelle due diverse ipotesi di pianta.
Antonio da Sangallo il giovane, quando nel 1539 assunse la direzione dei lavori, ereditò dal disegno originale del Bramante le quattro grandi colonne circolari sotto la cupola e l’enorme volta che unisce insieme le quattro colonne, insieme con tutte le modifiche apportate al progetto del Bramante da venticinque anni di successivi capi maestri. Il progetto del Sangallo per la chiesa, conservato in un modello di legno, era un ambizioso progetto manieristico dello schema originale, e prima della sua morte nel 1546 soltanto alcune porzioni del progetto erano state completate. Quando Michelangelo nello stesso anno assunse la responsabilità di proseguire il progetto, fece demolire quelle parti appena costruite. Le debolezze del progetto di Sangallo, infatti, erano visibili dal suo modello: la sua colossale integrata fabbrica era stata frammentata in tante piccole sezioni indipendenti: la croce originaria compresa entro il quadrato fu costruita più grande aggiungendo nuovi spazi al di là delle braccia dell’abside; la facciata fu estesa tanto che divenne quasi un edificio quasi separato dal corpo principale della chiesa, con un portico che collegava le due unità e dominato da un paio di campanili a molteplici piani, alti quasi quanto la cupola: l’uniforme cupola emisferica fu separata da due indipendenti colonnate e terminate con una lanterna sormontata da un singolo cerchio di colonne (perittero). La cura apportata da Michelangelo fu quella di amputare il progetto così come si trovava e la sua nuova pianta divenne come dimostrata nell’allegato precedente. Egli rimosse il portico con i campanili e curvò i corridori dell’abside; fece demolire i muri paralleli all’ingresso e eliminò le croci progettate ad angolo dove l’abside ed il quadrato si incontrano. Intorno alle quattro colonne interne, Michelangelo creò una struttura semplice a forma di croce greca, come aveva precedentemente preparato il Bramante, ma semplificò i progetti dei suoi predecessori. La struttura centrale fu creata nella forma di un quadrato, aperto da una parte per creare un portico di sei colonne sopportando una frontone triangolare. Michelangelo, prima di preparare il progetto per la cupola, studiò in dettaglio la cupola del Brunelleschi in Santa Maria Maggiore in Firenze, dalla quale concepì l’idea per la  cupola di San Pietro, che fu collocata sopra la struttura precedentemente costruita da altri. Fedele al suo concetto tradizionale, Michelangelo creò un insieme di forze contraddittorie unite insieme dall’unità simbolica dell’altezza della cupola. Per l’esterno, progettò una facciata a colonnate come un tempio, a quattro simili facciate, una soluzione molto più dinamica e focale rispetto al concetto sereno e piuttosto blando della facciata del Bramante. Le restanti tre parti della chiesa furono integrate in un singolo disegno di forme articolate da pilastri colossali, collegando i due piani sottostanti con un attico piuttosto stretto, muovendosi dolcemente intorno alle mura esterne della basilica. Lo scopo principale dei pilastri circolari era quello di sopportare l’enorme cupola; da lì l’ordine esterno divenne una serie di doppie colonne nel tamburo e poi delle costole sollevandosi maestosamente per sostenere la lanterna. Quando le varie parti della cupola si innalzarono dalla base  verso il pennacolo, esse collegarono insieme tutte le parti dell’enorme cupolone in tutti i vari piani.
Al Vignola prima e Giacomo della Porta successivamente furono assegnati il compito di far proseguire la costruzione della cupola dopo la morte di Michelangelo, costruzione che terminò fra il 1588 e il 1591, e segnò l’apice dell’architettura del Rinascimento. La cupola di Michelangelo rappresentò una convergenza verso il Barocco e congiunse l’intera costruzione con la Basilica sottostante ricoperta di marmi. Con la morte di Giacomo della Porta, nel 1602, Carlo Maderno assunse la direzione della “Fabrica Sancti Petri”, della quale solo recentemente il Vaticano ha aperto gli archivi agli studiosi. Nel 1603 Papa Clemente VIII affidò la decorazione a mosaico della cupola di Michelangelo al Cavalier d’Arpino, il quale fece scrivere. nella parte interna della cupola le parole dette da Cristo a Pietro:
“TU ES PETRUS ET SUPER HANC PETRAM AEDIFICABO ECCLESIAM MEAM ET TIBI DABO CLAVES REGNI CAELORUM”. Nel 1606, la navata della chiesa di San Pietro, costruita da Costantino nel 330, fu finalmente demolita e nel 1607 il Maderno incominciò la costruzione di una lunga navata con una facciata maestosa dove originariamente stava la vecchia navata. Questo progetto costituì una cruciale inversione o una maggiore modifica del progetto di Michelangelo e del Bramante della pianta della basilica con la croce greca, nella quale le quattro braccia avevano la stessa lunghezza. Da notare che fino a quel momento, la Basilica di San Pietro era sotto costruzione esattamente da un secolo. Infatti nel 1506, Papa Giulio II e il Bramante avevano iniziato il progetto che avrebbe simbolizzato la nuova Roma: cento anni dopo questa monumentale struttura architettonica era sopravvissuta a tutte le campagne architettoniche alle quali fu soggetta e mostrò un’unità sorprendente e meravigliosa, per quanto fosse ancora incompleta. Michelangelo, durante la metà del sedicesimo secolo, aveva dato alla chiesa una nuova coesione, demolendo la complicata e decentralizzata aggiunta del suo predecessore, Antonio da Sangallo. Alla fine del 1580 e all’inizio del 1590, l’enorme cupola e le due cupole minori di San Pietro furono completate da Giacomo della Porta in un modo tale che traduceva il linguaggio di Michelangelo in un idioma Barocco già iniziato da lui col vigore della sua architettura, pittura e scultura. All’inizio del diciassettesimo secolo, quando il conflitto del Rinascimento intorno alle forme architettoniche e alle funzioni liturgiche, intorno a piante longitudinali e centralizzate fu risolto, fu lasciato al Maderno, come capo architetto di San Pietro, il compito di allungare il braccio orientale della Basilica, e di progettare una facciata che includesse un balcone per le benedizioni papali. Rispettando la facciata che Michelangelo aveva originariamente progettato, il Maderno cominciò con un portico colonnare frontale al centro, che rappresentava il tanto stimato fronte dei templi degli architetti rinascimentali, e susseguentemente costruì dalle estremità della facciata verso il centro elementi geometrici in ordine di grandezza crescente, aumentando il volume ed il ritmo dei giganteschi membri con ogni passo, in un modo nuovo da quello che aveva progettato per Santa Susanna. E un campanile fu proposto a ciascuna delle due estremità della facciata. Poiché la maggior parte della cupola maggiore di San Pietro era nascosta dalla facciata, un problema insolubile dovuto alla lunghezza della navata, il Maderno estese ulteriormente la già immensa facciata della basilica con un’altro vano ad entrambe le parti per poter sopportare i due campanili e fece apparire questa massa meno grossa e meno densa tagliando delle aperture ad arco nella parte bassa delle nuove aggiunte. Questa proposta non sopravisse, per quanto, in seguito, sotto la direzione del Bernini, fu riportata alla luce. Ma le sottostrutture laterali rimasero come progettate. Il lavoro del Maderno sulla navata e sulla facciata di San Pietro fu continuato dal 1607 al 1615. Tra il 1616 e 1617, Martino Ferrabosco innalzò la torre dell’orologio, abbattuta successivamente per far posto al colonnato del Bernini.
Facciata della basilica di San Pietro con i campanili progettati da Michelangelo e poi modificati e costruiti dal Bernini. Il fotomontaggio evidenzia come sarebbe apparsa la facciata: da notare la differenza di vicinanza della cupola rispetto alla facciata con i campanili laterali, dovuta alla pianta a croce greca, molto più corta di quella a croce latina. I campanili, tra l'altro, avrebbero creato seri problemi strutturali e furono abbattuti.

Facciata della basilica di San Pietro oggi, con la cupola di Michelangelo e i due estremi modificati dal Maderno per migliorare la piazza retta e per realizzare il balcone delle benedizioni. Ai due lati della facciata erano stati precedentemente costruiti e successivamente demoliti i due campanili originariamente disegnati da Michelangelo e modificati dal Bernini.

La Basilica venne consacrata definitivamente nel 1626 da Urbano VIII. Al tempo della morte del Maderno nel 1629, egli era l’esponente più autorevole del nuovo dinamico stile architettonico del primo barocco. Nella generazione che lo seguì, tre grandi architetti , Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona, portarono l’architettura barocca in Roma alla sua fase più alta e geniale, includendo il periodo dal 1630 al 1660, quando gli edifici romani raggiunsero un livello così sofisticato, audace e pieno di inventiva da marcare quel momento storico come uno dei periodi supremi nella storia dell’architettura. Alla morte del Maderno, il Bernini, che stava lavorando per la costruzione di un baldacchino sopra l’altare maggiore, fu nominato il nuovo architetto della Basilica. Tutte le parti principali della costruzione erano già completate, ma c’era ancora tanto lavoro da tenerlo impegnato per il prossimo mezzo secolo. Il suo lavoro incluse la Piazza San Pietro e molte delle decorazioni interne della basilica. Quando fu completata, la basilica di San Pietro fu ed ancora lo é, la chiesa più grande al mondo, con un’area coperta totale di 21.477 metri quadrati. Il suo perimetro esterno é di 1,778 metri, é lungo 186.35 metri e largo 97.50 metri. La navata principale é alta 40 metri, e la cupola é alta 132.50 metri. Vi sono 44 altari (la basilica Costantiniana ne aveva addirittura ben 120), contiene 11 cupole minori, 778 colonne, 395 statue e 135 pannelli con mosaici. La Basilica di San Pietro rimane ancora oggi uno dei più grandi e belli edifici al mondo: basti pensare che la chiesa di Saint Paul in Londra, potrebbe essere collocata dentro la Basilica di San Pietro, e vi sarebbe anche tanto spazio libero. Artisticamente San Pietro rappresenta il trionfo del barocco romano, in auge proprio nel momento in cui la Chiesa romana, stato politicamente centrale nella storia europea, avvertiva il crescere del prestigio e della potenza degli stati nazionali della Francia e della Spagna. La sontuosità architettonica e la ridondanza decorativa, elementi basilari dei canoni del barocco, ben rispondevano all’esigenza della Curia di rappresentarsi con una inarrivabile magnificenza. La Basilica di San Pietro rappresentò un monumento all’ambizione e alla ricchezza dei papi del Rinascimento, e particolarmente del Papa Giulio II, uno dei più grandi patroni del sedicesimo secolo. Essa racchiuse e combinò insieme tutti gli sforzi intellettuali e artistici, nonché l’immaginazione di almeno nove dei maggiori talenti nel campo dell’architettura di quei secoli, inclusi Bramante, Raffaello, Michelangelo, Della Porta, Bernini e molti altri. La Basilica di San Pietro é un’opera d’arte di per sé stessa, ma é anche composta di un insieme di diversi elementi artistici e di capolavori di valore inestimabile. Per citarne alcuni, basterà ricordare la Pietà di Michelangelo, le opere di Bernini e di Antonio Canova, le centinaia di statue in marmo, travertino, stucco e bronzo all’interno della Basilica e le altre 140 statue in travertino sulle colonnate, all’esterno della piazza, e tutte la altre statue sulla facciata della basilica.
la cripta e le grotte vaticane
La cripta può essere raggiunta da un ingresso alla base di una grossa colonna vicino alla cappella della Madonna. Il cartello d’ingresso può essere talvolta difficile da essere visto, ma generalmente c’é una lunga fila di persone che aspettano di entrare in questa località e rendono facile di individuare l’ingresso. Alla base delle quattro colonne che supportano il Baldacchino si trovano quattro statue, ordinate da Papa Urbano VIII nel 1643. Esse rappresentano Sant’Elena, Santa Veronica, San Longino e Sant’Andrea, il fratello di San Pietro. Le grotte vaticane si estendono sotto la navata centrale della basilica di San Pietro, tre metri sotto l’attuale pavimento, dall’altare maggiore (il cosiddetto Altare Papale) sino a circa metà della navata: formano una vera e propria chiesa sotterranea che occupa lo spazio tra l’attuale pavimento e quello della basilica costantiniana del IV secolo. Gli angusti spazi, caratterizzati da volte a botte ribassate, furono scavati dagli architetti rinascimentali per preparare le fondamenta dell’attuale basilica.  La tomba di San Pietro fu il centro d’attenzione della vecchia basilica Costantiniana; la parte alta della tomba fu usata come altare.
Nella nuova basilica, l’altare maggiore é situato molto al di sopra della tomba di Pietro. Se al centro del Cupolone di Michelangelo si appendesse un filo a piombo, esso andrebbe a cadere esattamente sulla modesta scatola di plexiglas che contiene, si pensa, i resti dell’Apostolo Pietro, confermando una tradizione che dura quasi duemila anni di arte e di fede. Soltanto allora si potrà capire meglio il significato della Confessione di Pietro, quella nicchia in cui risplende a mosaico l’icona bizantina di Cristo, visibile anche dalla balaustra di San Pietro, che arde dalle sue novantanove lampade votive: sotto l’icona, la preziosa cassetta non contiene le ossa di San Pietro (che si trova più in basso) bensì i pallii (stole con croci) che il Papa conferisce ai neo eletti Vescovi metropoliti per segnare il loro legame con Pietro. La sepolture nelle grotte Vaticane, vicino alla tomba di San Pietro, é stato sempre il desiderio di papi, re e regine, così come lo fu per i primi cristiani e anche per i pagani. Tra le più antiche personalità sepolte nelle grotte si devono menzionare Papa Gregorio V, l’Imperatore Ottone II, i papi Adriano IV, Bonifacio VIII, Pio VI, il re Giacomo III Stuart e i suoi figli, la regina Cristina di Svezia. Ultimamente, anche Papa Giovanni Paolo II é stato sepolto in quelle grotte.
piazza San Pietro

Meglio di qualunque altro esempio, Piazza San Pietro dimostra chiaramente e positivamente che le basi dell'arte barocca furono fondate su principi semplici e generali, piuttosto che in dettagli pesanti, elaborati ed esuberanti. Infatti, il più grande capolavoro del Bernini (1598-1680), Piazza San Pietro (Magnum Opus), é composto da un semplice e singolo elemento: "la Colonna Classica". Piazza San Pietro é una delle piazze più famose del mondo, se non assolutamente la più famosa. In occasione della morte e dei solenni funerali di Papa Giovanni Paolo II nel mese di Maggio 2005, più di tre milioni di pellegrini arrivarono a Roma e si riversarono in Piazza San Pietro per rendere omaggio a quel magnifico Pontefice, ma anche in altre varie occasioni quali la benedizione papale del 1996, il Papa attirò milioni di turisti e pellegrini in Piazza San Pietro. Ancora una volta, quindi, si può confermare che questa piazza é in un certo senso, il cuore della Cristianità della Chiesa Cattolica. Ma il primo e supremo proposito della costruzione di questa piazza fu quello di dimostrare un simbolismo che il Bernini espresse con le seguenti parole "... poiché la basilica di San Pietro é la madre di tutte le altre chiese al mondo, essa deve assolutamente avere delle colonnate;ciò per dimostrare e far capire che le braccia estese delle colonnate nella piazza ovale rappresentano le estese braccia materne della chiesa per ricevere ed accettare sia i cattolici per confermare la loro fede, sia agli eretici per riunirli alla chiesa, sia gli infedeli per illuminarli nella vera fede". La soluzione finale di questo magnifico progetto fu portata a termine sotto gli auspici del pontificato del Pontificato di Alessandro VII(1655-1667). Nel 1629, mentre lavorava sul Baldacchino di bronzo sopra l’altare maggiore, il Bernini fu nominato il nuovo architetto responsabile per la basilica. Tutte la parti principali del progetto erano già complete, ma c’era ancora lavoro da fare, tanto che esso lo impegnò per i successivi cinquanta anni, fino alla sua morte. Il suo lavoro incluse molte decorazioni interne e la progettazione del suo più grande progetto, Piazza San Pietro. Il problema che il Bernini dovette affrontare, quando ricevette da Papa Alessandro VII l'incarico di realizzare un grande ampliamento della piazza, fu quello di trovare la giusta sintesi prospettica tra la nuova piazza, la cupola michelangiolesca e la facciata della basilica, nel rispetto di vincoli derivanti dalla presenza di edifici pre-esistenti (in primis il palazzo da cui il pontefice si affacciava per impartire la sua benedizione). La geniale soluzione del Bernini consistette nella invenzione di un imponente colonnato (oggi considerato il più straordinario mai costruito) che circonda la piazza e che ne traccia la forma divisa in due corpi distinti: il primo a pianta trapezoidale, accompagna idealmente la vista dello spettatore verso il sagrato e l'entrata della basilica; il secondo assume l'aspetto maestoso di due emicicli di forma ellittica, quasi a simboleggiare le braccia materne della Chiesa protese ad accogliere il suo popolo.

Da notare la croce latina della Basilica proposta dal Maderno, l'allargamento della piazza retta modificata anch'essa dal Maderno e l'ellisse della piazza progettata dal Bernini. In rosso sono evidenziati gli assi principali ed i centri degli emicicli, da me aggiunti per facilitare l'interpretazione dell'intero progetto. Le quattro file di colonne  ai due lati dell'ellisse, convergono verso i centri dei due semicerchi che compongono l'ellisse.
Le dimensioni del corpo principale della piazza sono imponenti. L’ellisse misura 240 metri di larghezza (approssimativamente come il Colosseo, come volle il Bernini); il colonnato è costituito da una quadruplice fila di 284 colonne in stile dorico e 88 pilastri, coronato da 140 statue di santi (alte oltre tre metri, opera di allievi del Bernini), che conferiscono un'immagine monumentale alla piazza e la raccordano idealmente con le statue poste sulla balaustra della facciata del Maderno. La struttura ellittica della piazza consentì al Bernini di creare quegli effetti ottici ricchi di movimento e di sorpresa, cosi cari alla cultura Barocca. Sull’asse longitudinale dell’ellisse vi sono due punti, indicato da due pietre circolari sulla piazza,che rappresentano i due centri dei cerchi che compongono l’ellisse, non lontano dall'obelisco, in cui il colonnato appare costruito non da quattro ma da una sola fila di colonne. Il centro dell'ellisse é occupato, secondo una soluzione cara al barocco romano, da un obelisco egizio, che, compresa la sua base e la croce sulla sommità, é alto quaranta metri. L'obelisco, che risale al XIII secolo a.C., venne portato a Roma nel I secolo per essere eretto nel Circo di Nerone, e poi spostato nella sua sede attuale nel 1585 da Papa Sisto V. Ai lati dell'obelisco, nei punti focali dell'ellisse, sono collocate due fontane disegnate rispettivamente da Carlo Maderno (1613) e da Carlo Fontana (1677). Ai tempi di Bernini non esisteva Via della Conciliazione (costruita in epoca fascista), ma al suo posto vi erano dei palazzi medievali, i cosiddetti Borghi Vecchi. In questo modo si accedeva alla piazza da due vie anguste e chiuse da alti palazzi, e quindi l'effetto che si otteneva "sbucando" sulla piazza era decisamente maggiore di quanto avviene oggi, quando la Basilica ed il Cupolone vengono avvistati già da lunga distanza. II colonnato del Bernini doveva servire proprio ad accompagnare lo sguardo dello spettatore alla magnificenza della Basilica di San Pietro e ad esaltare l'imponenza della Cupola di Michelangelo, grazie al contrasto particolare provocato dall'entrata trapezoidale che amplia la prospettiva. Durante l'estate del 1656, Gian Lorenzo Bernini preparò per il Papa un primo progetto, mostrando una piazza trapezoidale con i lati convergenti verso la presente Piazza Rusticucci. Questa soluzione, appena sufficiente, fu scartata immediatamente, e il Bernini ritornò alla progettazione di una piazza circolare. Dopo vari studi e diverse visite alla vecchia piazza, egli decise di scegliere la soluzione "ovale", e la presentò al pontefice Alessandro il 17 Marzo 1657. A questo punto intendo confermare ciò che ho scoperto, studiato e dimostrato nel corso della mia ricerca sul Campidoglio molti anni or sono: Michelangelo "inventò" l'ellisse, o l'ovale volgarmente chiamato, durante la sua progettazione di quella meravigliosa piazza nel 1539, e da allora la forma ovale fu usata nella progettazione di moltissime piazze ed edifici di stile barocco, soprattutto nelle città di Roma, Torino, Parigi, Londra, e negli stati europei della Spagna, Svezia, Germania, Cecoslovacchia, e in molti altri paesi.
La pianta della soluzione schematica del Bernini e la pianta finale del Maderno mostrano una “piazza ovale” che é collegata alIa basilica di San Pietro da una piazza trapezoidale, "piazza retta", i cui lati sono divergenti verso la chiesa. La forma, le proporzioni e la posizione della piazza furono determinate da molteplici richieste funzionali, alcune delle più importanti furono la visibilità della facciata di San Pietro, un ingresso confortevole verso il Palazzo del Vaticano e un "ambulatorio" coperto per le processioni durante certe festività. Di conseguenza, lo spazio creato nel centro della piazza diventò quasi un immenso "atrio" allungato, una caratteristica che avrebbe ancora di più rafforzata la monumentalità dell'entrata progettata dal Bernini nella costruzione del "terzo braccio", compreso fra le prime "due braccia". Il motivo per cui il terzo braccio non fu costruito é da ricercarsi nella morte del Pontefice Alessandro VII nel 1667. Virtualmente nessun'altra piazza al mondo é mai stata studiata, analizzata e sottoposta ad una ricercata così dettagliata e frequente come quella di San Pietro. Poiché i campanili originali disegnati da Michelangelo e dal Maderno furono modificati e costruiti sotto la direzione del Bernini nel 1637 e furono demoliti nel 1646 quando, a causa del loro peso eccessivo, essi provocarono dei problemi strutturali, e conseguenti fessure sulla facciata della cattedrale, il Bernini cadde in disgrazia del Pontefice. La facciata della basilica ricevette un trattamento architettonico piuttosto blando e indecisivo, contrariamente alla eccessiva lunghezza della facciata progettata dal Maderno. Nella soluzione proposta dal Bernini, l'apertura fra la piazza obliqua e la piazza retta era molto più stretta della facciata della basilica, ma era spontaneamente percepita per essere uguale. In questo caso, quindi, la piazza retta era percepita quasi come una piazza rettangolare, e di conseguenza la facciata principale della chiesa sembrava più corta di quello che era, e corrispondentemente molto più alta. Questo effetto fu aumentato ulteriormente e rinforzato dal fatto che le pareti laterali della piazza retta andavano progressivamente abbassandosi quanto più si avvicinavano alla chiesa. L'altezza della facciata della chiesa era, perciò, misurata in relazione ai pilastri più corti alla fine della piazza che a quelli più alti all'inizio della piazza stessa;allo stesso tempo, l'ovale trasversale della piazza obliqua portava la chiesa, finalmente e definitivamente, relativamente vicina al visitatore. La soluzione schematica del Bernini per il fronte della piazza, con i campanili separati dalla facciata principale, avrebbero risolto e completato la facciata in un modo geniale.
Disegno della Basilica e della Piazza San Pietro: la forma ellittica della piazza (piazza ovale) e la pianta trapezoidale (piazza retta) accompagnano idealmente la vista del visitatore verso il sagrato.
Ricostruzione del disegno schematico della Piazza San Pietro proposto dal Bernini: da rilevare la posizione dei due semicerchi che compongono l'ellisse trasversale di circa 240 metri. Le quattro file di colonne convergono verso i centri dei due semicerchi al centro dell'ellisse.
Incisione anonima del 1657 della Basilica e della Piazza San Pietro, che presenta il terzo braccio proposto dal Bernini, al centro della composizione, che non fu mai realizzato
L'importanza più grande della pianta schematica del Bernini, ad ogni modo, non riposa o si concentra su questi "trucchi prospettici". Quello che rende la Piazza San Pietro una delle piazze più grandi ed ingegnose mai progettate risiede nelle sue proprietà spaziali ed estetiche. Secondo il Bernini, la funzione principale del largo spazio fu quella di contenere le folle che si riunivano in quel luogo per la benedizione papale durante la Pasqua e durante altre feste e cerimonie religiose. Di conseguenza, il Bernini progettò un immenso ellisse collegato alla basilica da una piazza trapezoidale, forme che egli paragonò e immaginò come le braccia aperte della chiesa madre. Le colonne individuali, libere da vincoli, furono il risultato di una soluzione nuova ed immaginativa per la necessità di creare una composizione penetrabile. La piazza guidò e ancora oggi guida i visitatori verso la basilica e contro-bilancia la facciata estremamente larga della chiesa. L’ellise del Bernini racchiuse uno spazio centrato sull’obelisco egiziano del Vaticano che fu messo precedentemente al centro di quella piazza da Sisto V nel 1586. Il Bernini mosse la vecchia fontana del Maderno sull’asse maggiore della piazza e costruì una seconda fontana gemella dall’altra parte dell’obelisco per creare una scenografia ed una composizione unica. La analogie all’ovale del Bernini di Sant’Andrea al Quirinale sono affascinanti, così come sono differenti in significato e funzione. La piazza obliqua di San Pietro può essere simultaneamente caratterizzata e interpretata come uno spazio aperto o uno spazio chiuso, creando una magnifica “dualità “. Lo spazio fu chiaramente ben definito, ma la forma ovale creò una espansione lungo l'asse trasversale. Piuttosto che creare una forma statica e rigida, il Bernini creò e definì una azione reciproca con il mondo esterno e le strutture al di là della piazza, il tutto espresso e delineato dalla trasparenze delle due file di colonne, "ambulatorio" in entrambe le parti dello spazio.
Ricostruzione di A.L.R. dell'Ellisse di Piazza San Pietro del Bernini: disegno schematico
Ricostruzione di A.L.R. dell'Ellisse di Piazza San Pietro del Bernini: dettaglio del disegno schematico
Nel progetto originario, il Bernini progettò dei giardini al di fuori dei colonnati, che potevano essere visti attraverso le colonne, facendo apparire la piazza come una parte aperta del sito. Quello spazio divenne in verità il punto d'incontro di tutta l'umanità e allo stesso tempo il suo messaggio si irradiò e venne diffuso e divulgato al mondo intero. La piazza "retta" trapezoidale fece anch'essa parte di quel messaggio e di quell'invito. L'obelisco al centro dell'ovale ebbe una funzione importante come "nodo" o punto di collegamento, dove tutte le direzioni furono unificate con l'asse longitudinale che porta verso la facciata della chiesa. In questo modo, quindi, fu creata una sintesi ideale di concentrazione e una direzione longitudinale. Lo stesso tema fu ripetuto dentro la chiesa, dove il movimento longitudinale trovò il suo apice finale nell' asse verticale che conduce alla cupola celestiale. La forma della cupola rotonda é implicita in un senso plastico, simbolico e visivo nell’ apertura curva ellittica dei colonnati, il cui proposito allegorico fu quello di visualizzare le braccia di un corpo immaginario, del quale la cupola fu la testa.
Alessandro La Rocca - 2005
l'indirizzo mail di Alessandro La Rocca è: ACALAMOSCA@verizon.net
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