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S. Susanna

i percorsi di ALR
storia architettonica di Santa Susanna
premessa
Le chiese romane che si presentano principalmente sotto una veste barocca, hanno in realtà, per la maggior parte, un origine che si perde nei secoli, fino a risalire ai primi tempi della Chiesa in Roma, quando, le prime comunità di cristiani si radunavano a celebrare l'Eucarestia nella residenza di qualche convertito alla nuova fede. Questi edifici saranno spesso il primo nucleo delle future chiese paleocristiane e medievali e a loro volta saranno restaurate o ricostruite nelle epoche successive. Delle chiese originarie  molte di esse conservano ancora qualche vestigia nei muri esterni, o nei sotterranei, quasi a voler testimoniare la continuità tra il mondo antico e le epoche successive.
Storia di Santa Susanna
Le origini del sacro edificio, nel rione Trevi, sono antichissime. Nata come chiesa paleocristiana nel 280, divenne luogo di culto cristiano nel 330. Fu edificata sulle case di Gabinio e Caio, rispettivamente padre e zio della martire, oltre che cugini di Diocleziano, tanto che l'antico appellativo della chiesa fu Santa Susanna “ad duas domos” (alle due case), denominazione che risale almeno al secolo IV, come si legge in un codice di Berna del martirologio geronimiano. Certa soltanto è la sua denominazione: la tradizione vuole che Susanna, nobile oriunda di Salona, nella Dalmazia e figlia del sacerdote Gabinio, essendosi votata alla verginità, abbia rifiutato di sposare Massimiano, il figlio dell'imperatore Diocleziano. Per tale motivo venne condannata alla decapitazione che fu eseguita nel 295 dinanzi alla propria abitazione. La moglie dell'imperatore, Serena, che aveva segretamente abbracciato la fede cristiana, confortò e sostenne Susanna nel suo santo convincimento di verginità e ne avrebbe posto la salma in un sarcofago, collocato nelle catacombe di San Callisto. Suo zio Caio, divenuto papa, ordinò poi che la martire venisse commemorata liturgicamente  nella sua stessa abitazione. Quando poi l'imperatore Costantino permise ai cristiani di avere i propri luoghi di culto (le prime chiese ebbero origine nei luoghi in cui i primi cristiani si incontravano in privato o in segreto), molti furono i restauri susseguitisi nei secoli in questa chiesa come in moltissimi altri edifici paleocristiani. Nel 687 Santa Susanna subì il primo restauro ad opera di Sergio I, mentre Adriano I ne fece rifare la copertura nell'VIII secolo; alla fine dello stesso secolo Leone III effettuò invece la prima radicale ricostruzione. Gli scavi condotti alla fine dell'Ottocento al di sotto della chiesa, sotto l'altare della confessione (cioè l'altare edificato sul luogo del martirio), portarono alla luce un'antica e preziosa casa romana del III secolo; tali scavi sono ora visibili attraverso la pavimentazione in vetro della sacrestia. Nel 1475 Sisto IV la riedificò completamente e la affidò all'ordine degli eremitani di Sant'Agostino e la elevò a titolo cardinalizio. Dal 7 ottobre 1587, papa Sisto V ne fece la sede della comunità monastica cistercense (femminile) di San Bernardo. Altri scavi del 1990 hanno riportato in luce un sarcofago romano con frammenti di intonaco dipinto. Il complesso, espropriato con gran parte del convento dallo Stato unitario dopo il 1870, ritornò gradualmente in possesso del titolo cardinalizio, assegnato dal 1937 a cardinali americani (per questa ragione è attualmente la chiesa nazionale dei cattolici statunitensi a Roma), e attraverso il cardinale Cushing fu restituito in proprietà al monastero cistercense.
Santa Susanna in una incisione di Giovan Battista Falda del 1665
architettura di Santa Susanna
L'attuale struttura di Santa Susanna è dovuta alla riedificazione condotta dal 1595 al 1603 da Carlo Maderno (1556-1629), in stile a croce latina. Fu proprio in quella occasione che la chiesa perse le due navate laterali, sostituite da due cappelle, oltre che le cappelle nel transetto. La primitiva chiesa era a tre navate con tribuna molto grande e tutto il corpo dell' edificio giaceva lungo la strada Pia, al di fuori delle terme di Diocleziano. Naturalmente, la strada fu raddrizzata secondo la pianta schematica di Domenico Fontana commissionata da Papa Paolo Sisto V durante il suo pontificato dal 1585 al 1590. Santa Susanna era posizionata all’intersezione delle due strade (strada Felice e strada Pia) e, perciò dovette essere restaurata completamente con i contributi del Cardinale Gerolamo Rusticucci e Camilla Peretti, sorella di Papa Pio V. Essa era posta subito al di fuori del recinto delle Terme di Diocleziano. Carlo Maderno, nipote di Domenico Fontana, incaricato della riedificazione, iniziò la propria attività progettuale maturata nell'ultimo ventennio del Cinquecento, in un clima che vide la città di Roma interessata ad un crescente distacco fra la professione e la teoria architettonica. Da un lato, infatti, si sviluppò una corrente di architetti impegnati nelle realizzazioni di opere che caratterizzeranno il volto della "Città Eterna", e dall'altro, prese vita una generazione di studiosi dediti alla conoscenza della storia dell'architettura e dell'aspetto puramente teorico e riformatore. Il Maderno si mosse in entrambe le direzioni.
Egli fu affascinato dalla pratica dell'arte del costruire, ma, nello stesso tempo, provò  interesse per la rinnovata problematica del linguaggio architettonico, che lo spinse ad attaccare la tradizione cinquecentesca per arrivare all'impostazione dei temi più importanti del Barocco. L'edificio religioso, con la sua facciata ad opera dell'artista, collocato in un'importante visuale prospettica dell'impianto viario dato alla città per volere del Papa Sisto V, creò  un elemento caratterizzante della scena urbana.(vedi la mia narrativa di Piazza del Popolo).  Il Maderno, partendo dall'impianto tipico delle facciate elaborate da Giacomo della Porta, realizzate in stile puramente manieristico, introdusse una serie d'innovazioni. La Chiesa di Santa Susanna ne è un chiaro esempio. Cambiamenti radicali che segneranno un punto di svolta nell’architettura romana nei secoli seguenti. Alla morte dell'architetto i suoi interessi culturali trovarono un armonico sviluppo nel lavoro dei grandi protagonisti del Barocco romano (Bernini, Borromini e Pietro da Cortona), che in quegli stessi anni maturavano le loro prime esperienze, suscitando l'apprezzamento della nobile committenza, smaniosa di incidere in maniera indelebile la "Roma dei Papi".
Pianta schematica dell'area di Domenico Fontana



la facciata
Il Maderno, nella progettazione della facciata di questa chiesa, usò  come modello la facciata di Della Porta della chiesa del Gesù. Affini caratteristiche furono i due livelli della facciata separati da uno stretto mezzanino, un frontone superiore fiancheggiato da volute, le incoronazioni della parte centrale contenute entro il mezzanino e l’ingresso come una caratteristica accentuata di un audace inflessione della parte bassa della facciata. La facciata della chiesa di Santa Susanna, comunque, fu più alta e più stretta di quella del Gesù e la sua forza verticale fu più compressa e perciò  più evidente e più risoluta che quella del suo modello. I gradini dell’ingresso furono più stretti, la zona centrale fu più ristretta in entrambi i piani, le volte furono più contratte, e vi fu un enfatico sforzo di ottenere un rilievo di alta qualità al centro della facciata. Molto di più, e più enfaticamente e con più energia, la facciata di Santa Susanna sembra  muoversi verso il fronte ed il portale d’ingresso riempie completamente lo spazio centrale. Le colonne sembrano separate e libere dalla muratura, e i loro capitelli collegati insieme con le decorazioni in rilievo della superficie delle pareti. Il movimento gentile creato dalle cavità e dalla mancanza di curvature delle superfici delle pareti soppiantò  la fredda rigidità regolare degli edifici del Rinascimento. Inoltre, la chiarezza della composizione del Maderno soppiantò  le ambiguità e le complessità dell’ultima parte del Manierismo del XVI secolo. La facciata, definita come il "primo esempio pienamente realizzato di architettura barocca" costituì un momento di straordinaria qualità nel passaggio complesso dal tardo Manierismo romano all'inizio del Seicento. Infatti, alcune intuizioni sembrano anticipare le ricerche barocche sul tema della visione e del rapporto con il contesto urbano. La facciata di Carlo Maderno, con elementi barocchi, si sviluppò  su due ordini, di cui l'inferiore diviso in cinque campate da colonne e lesene composite. In particolare, il sistema di colonne, così disposto, accentuò  il rilievo della parte centrale; mentre la balaustra sul timpano conclusivo, o, per meglio dire, di coronamento del tempio cristiano, attenuò  il passaggio fra la muratura del complesso architettonico e il librarsi del cielo sovrastante. Al centro si aprì il maestoso portale, sormontato da un timpano triangolare ed affiancato da due nicchie contenenti le statue delle SS. Felicita e Susanna. L'ordine superiore presentò  il grande finestrone al centro, anch'esso affiancato da statue di due santi, Caio e Gabinio, opera di Stefano Maderno. Al di sopra fu situato l'elegante timpano triangolare che racchiude lo stemma del cardinale Rusticucci. La facciata della Chiesa fu considerata da molti critici come l'espressione embrionale del Barocco, una sorta di manifesto programmatico della rivoluzione architettonica che avrebbe interessato a breve la città di Roma, per l'accento dei temi e spunti che sarebbero stati sviluppati in seguito. L'elemento che più colpisce l'osservatore è il tema del graduale avanzare verso l'esterno della facciata nella sua parte centrale, una sorta di anticipazione del tema della facciata sinusoidale borrominiana, ottenuta qui attraverso passaggi non concavo-convessi, ma attraverso scatti successivi degli elementi strutturali, tesi a rafforzare l'asse centrale del tempio. Al primo ordine si passa infatti dalle lesene singole e poco rilevate, poste agli estremi della facciata, ad un primo avanzamento ottenuto con una semi-colonna e infine con l'accostamento di due semicolonne che delimitano il portale, disposte in modo gradualmente emergente verso il centro. Al contrario, volendo, si potrebbe leggere la facciata come un processo di rarefazione degli elementi architettonici dal centro verso l'esterno. Lo stesso processo si evidenzia in una lettura dal basso verso l'alto, in quanto al secondo ordine le semicolonne lasciano il posto a lesene molto meno rilevate, mentre il timpano si conclude con un coronamento a balaustra che lascia intravedere il cielo. Non si può ancora parlare di ricerca dell'infinito, ma gli spunti potrebbero essere stati molto importanti per gli allievi di Carlo Maderno. La facciata, in travertino, rappresenta una delle opere più significative di Carlo Maderno. Le statue dell’ordine superiore (San Caio papa e San Genesio) sono del Valsoldo; nell’ordine inferiore (Santa Susanna e Santa Felicita) sono da attribuirsi a Stefano Maderno.
facciata
particolare della facciata
particolare della facciata
I capolavori d'arte della chiesa
Alle pareti si trovano affreschi con storie della vita di “Santa Susanna” di Baldassare Croce, (1595). Al centro del soffitto a lacunari policromi e dorati è collocata “La Vergine” e lo stemma del Cardinal Rusticucci. Nel presbiterio si trova “Martirio di Santa Felicita” e dei suoi sette figli, “Tortura e Morte di San Gabino” di Baldassarre Croce, “Santa Susanna rifiuta di adorare gli idoli” e “Santa Susanna rifiuta la proposta di matrimonio dal figlio di Diocleziano” di Paris Nogari (1558-1628), Nel catino absidale “Santa Susanna in Gloria” di Cesare Nebbia. Nella volta l'affresco del” Salvatore” dello stesso Nebbia. Nell' altare maggiore si trova “Morte di Santa Susanna” di Tommaso Laureti. Nella Cappella Peretti si vede “Il Martirio di Sant'Eleuterio” e “Il Battesimo di San Genesio” di Giovanni Battista Pozzo, oltre che “Il Martirio di San Lorenzo” del Nebbia. Gli affreschi dell’aula centrale (sei scene della vita di Santa Susanna presentate nel libro di Daniele) sono di Baldassarre Croce (1563-1638). La pala dell’altare maggiore, che rappresenta la decapitazione di Santa Susanna, e’ del palermitano Tommaso Laureti (1530-1602). Le quattro grandi statue dei profeti maggiori nella navata e le due statue, (Pietro e Paolo) nel presbitero, devono essere attribuite a Giovanni Antonio Paracea detto il Valsoldo. La cappella laterale destra, denominata della "Madonna delle Grazie" (antico quadro dell’altare) ha alle pareti due dipinti degli anni cinquanta: Benedetto e Bernardo, santi cari all’Ordine cistercense a cui appartengono le Monache (le tele originali del secolo scorso sono all’interno del monastero). La cappella laterale sinistra, commissionata da Camilla Peretti, sorella di Sisto V e benefattrice del monastero, e’ dedicata a San Lorenzo ed è opera di Domenico Fontana, mentre le pitture sono del milanese Giovan Battista Pozzo (1563-1591); la bella tela dell’altare con il “martirio di Lorenzo” è del Nebbia. Le decorazioni a stucco dorato del presbitero sono del padre teatino Matteo Zoccolini (+1630), cosi pure i finti arazzi e le colonne della navata. Il soffitto della navata e del presbiterio, in legno dorato policromo, eseguito su disegno di Carlo Maderno, è da considerarsi, tra i monumenti similari, di grandissimo pregio. Dietro l'abside della chiesa, separato da una grata in ferro, è situato il coro delle monache, fatto realizzare nel 1596 dal cardinale Girolamo Rusticucci, titolare della chiesa tra il 1570 e il 1597. Il coro, rettangolare, fu fatto costruire da papa Paolo V, con un soffitto in legno a cassettoni. Gli affreschi alle pareti sono attribuiti a Francesco Mezzetti (1676-1706). Nella sacrestia sono conservati gli affreschi del VII secolo riferibili alla primitiva chiesa paleocristiana e ritrovati durante uno scavo archeologico avvenuto nel 1990.
altare maggiore
S. Susanna
il soffitto
scena della vita di S. Susanna
scultura della testa della santa
S. Susanna, S. Maria della Vittoria e Fontana del Mosè in una incisione di Giuseppe Vasi del 1758
Alessandro La Rocca - 2009
l'indirizzo mail di Alessandro La Rocca è: ACALAMOSCA@verizon.net
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