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il Pantheon

i percorsi di ALR
Storia architettonica del Pantheon
Introduzione
La storia architettonica del Pantheon è ancora oggi, dopo più di duemila anni, misteriosa ed incerta: la verità è che dopo innumerevoli studi, analisi, ricerche storiche e archeologiche e dopo moltissimi scavi, è ancora difficile sapere quale sia la teoria più accreditabile e aderente alla realtà storica. Ho cercato di ricapitolare in questo studio le ricerche in materia, per quanto varie e talvolta contrastanti esse siano risultate, in modo da darne una sintesi, mi auguro il più accurata possibile. Se il lettore avesse osservazioni o suggerimenti, sarei ben lieto di venirne a conoscenza in modo da poter aggiornare questo studio, sviluppato per un interesse spassionato per l'antica architettura romana e i suoi monumenti. Ora, dopo decenni d’impegno professionale, avendo più tempo libero da dedicare a questa mia passione e a questo soggetto, mi auguro di apportare un contributo utile a descrivere la grandezza di questo bellissimo monumento della città di Roma. Ancora oggi entrando nel Pantheon l’impatto è indimenticabile: si tratta forse dell’unico monumento dell’antica Roma in cui si ha emotivamente la sensazione di entrare in un antico edificio ancora vivo come nel passato. Ed insieme ci si trova di fronte al meraviglioso spettacolo di proporzioni, di magnificenza, di eleganza ed armonia. Ha conservato per secoli l’aspetto che aveva quando fu costruito: da quel momento ha attratto milioni di visitatori e influenzato innumerevoli progetti di altre costruzioni in tutto il mondo, diventando un emblema dell’architettura occidentale e di Roma in tutto il mondo.
il Pantheon dall'alto
le origini
Ancora oggi è difficile stabilire l’età del Pantheon: una leggenda dice che i primi cittadini romani costruirono il primo Pantheon dove oggi sorge l’attuale monumento in un punto particolare del Campo Marzio, l’antica Palus Caprae dove la leggenda vuole che Romolo, mitologico fondatore di Roma, sia asceso al cielo durante una cerimonia religiosa. Il secondo Pantheon fu costruito tra il 25 ed il 27 d.C. da Marco Vipsanio Agrippa, genero dell'imperatore Augusto, per onorare tutti gli Dei conosciuti fino ad allora, nello stesso luogo in cui fu costruito il primo Pantheum. Questa seconda struttura non era altro che un comune edificio a pianta rettangolare con un pronao davanti, con muri di mattoni ed un tetto di legno a falde sporgenti, concepito come un Tempio per pregare ed onorare le divinità pagane conosciute fino a quel tempo. Nel corso degli anni questo Tempio fu devastato da incendi e calamità naturali: è da tenere presente che originariamente questi edifici e templi romani erano costruiti principalmente in legno e in travertino, rocce che si frantumavano facilmente se soggette alle fiamme e al calore molto alto. Successivamente i Romani si ingegnarono a ricavare blocchi di granito per i loro monumenti dai promontori rocciosi del litorale della Sardegna. Le rocce che gli isolani avevano sempre utilizzato per la costruzione dei nuraghi e dei loro templi megalitici furono da qui destinate ad alcune delle grandi costruzioni imperiali tra cui il Pantheon di Marco Vipsanio Agrippa. Quando un incendio distrusse il secondo Pantheon, esso fu completamente demolito ed un terzo Pantheon fu fatto edificare nell’80 d.C. da Domiziano. Anche questo terzo Pantheon fu danneggiato gravemente, questa volta da un fulmine, e successivamente da un incendio nel 110 d.C.. Fu restaurato diverse volte da Apollodoro su ordine di Traiano fino a che Adriano decise di demolirlo completamente e di costruirne uno nuovo nel 118 d.C. Adriano pensò ad un nuovo progetto del Pantheon ad immagine dei templi greci, con un concetto molto più elaborato di quanto Roma avesse visto fino ad allora. L'intenzione di Adriano era di edificare il nuovo Pantheon come un tempio per tutti gli Dei, un gesto ecumenico per i cittadini dell’Impero romano che non adoravano i vecchi Dei di Roma. Per questo progetto egli scelse come architetto, anzi “ereditò“ da Traiano, Apollodoro di Damasco che aveva lavorato a Roma fin dal 91 d.C, . Apollodoro era un architetto/ingegnere militare di origini siriane che aveva appreso il greco come seconda lingua e aveva adottato un nome greco, come era consuetudine per tutti gli orientali che volessero acquistare una posizione elevata nel mondo Romano. Apollodoro ebbe un ruolo di notevole rilievo nell'architettura romana durante gli Imperi di Domiziano e di Traiano.
Adriano
Apollodoro
Nel 104 d.C. fu responsabile dell’abbattimento del palazzo principale della Domus Aurea e fu proprio da questa opera che trasse ispirazione per la forma ottogonale e per la cupola con l’oculo, elementi che utillizzò per il Pantheon. Egli lavorò per la progettazione e la costruzione di alcuni tra i più grandi edifici e monumenti dell’antichità quali le Terme di Traiano sul colle Oppio, il Foro Traiano, i mercati di Traiano, l’Arco di Traiano, il porto di Traiano in Ostia, la villa di Arcinazzo Romano. Fra il 103 e il 105 d.C. progettò e controllò la costruzione di un grande ponte sul Danubio, a Drobetae, e lavorò per l’espansione dei fori augustei e per la piazza con la nuova Basilica Ulpia. Continuò a lavorare a Roma anche dopo la morte di Traiano, quando Adriano divenne Imperatore. Il suo capolavoro di progettazione e di costruzione fu proprio il Pantheon, pur se sotto le direttive e i precisi suggerimenti di Adriano medesimo. Egli progettò l’Arco di Adriano, riutilizzato da Costantino, la Villa Adriana e il Tempio di Venere e Roma: proprio quest’ultimo progetto causò un conflitto di intelletti fra l’architetto e il suo Imperatore. Secondo quanto ci è stato tramandato, Adriano, il quale spesso si trovava lontano da Roma a condurre le campagne degli eserciti dell’Impero, aveva affidato ad alcuni architetti la realizzazione del Tempio dedicato a Venere: avendo chiesto ad Apollodoro un parere sul suo progetto ne ricevette innumerevoli critiche. La verità è che Apollodoro era avverso al fatto che Adriano si intromettesse nell’Architettura, poiché lo considerava semplicemente un principiante senza nessuna capacità tecnica e senza la preparazione necessaria per progettare certi lavori. Quella non fu la prima volta che i due si scontrarono nel campo dell’Architettura e dell’Ingegneria: già alcuni anni prima, quando Traiano era ancora in vita, c’era già stato uno scontro tra i due. Apollodoro aveva cacciato dal suo studio il giovane Adriano, sedici anni più giovane, dopo che aveva criticato alcuni dei suoi progetti, dicendogli di andare a disegnare delle zucche, ovverossia delle cupole a spicchi simili ad un ombrello aperto, nella Villa Adriana a Tivoli. Adriano non dimenticò mai quell’insulto e non perdonò mai Apollodoro. Alcuni anni dopo, diventato Imperatore, probabilmente quando già la costruzione del Pantheon era in corso, mandò l’architetto in esilio (era il 121 d.C.), e poi, nel 125 d.C. ordinò il suo assassinio (le date e questa stessa teoria non sono certe). Adriano pensò di costruire il nuovo Pantheon non appena fu eletto Imperatore e utilizzò il talento di Apollodoro dal 118 al 121 d.C. per completare la realizzazione di questo edificio, controllandone i lavori quando lui era in viaggio con le sue legioni o era impegnato in altri progetti altrove. Apollodoro seppe ben interpretare il compito affidatogli fondendo l’architettura di tradizione ellenistica basata sugli ordini architettonici, con le grandi possibilità formali offerte dalla tecnica romana delle volte cementizie: il risultato è un classicismo fatto di sobrie orditure di colonnati collegate a maestosi incurvamenti circolari sia nelle piante che nelle coperture. Il Pantheon, da lui progettato, é stato uno degli edifici che più di tutti gli altri hanno influenzato, fino ad oggi, la storia dell’architettura occidentale.
il Pantheon nel dettaglio
Il Pantheon si compone sostanzialmente di tre parti: il Pronao, l’Avancorpo e la Rotonda. Ma il suo elemento fondamentale è il ”vuoto”. Questo lo si percepisce non appena si entra nella magnifica cella. Su una piazza, che anticamente era più allungata (e forse più stretta) di oggi, interamente circondata da porticati, prospettava il portico, con otto colonne di granito grigio, con basi e capitelli corinzi di marmo bianco. Sul fregio della trabeazione spicca ancora l’iscrizione dedicata a Marco Vipsanio Agrippa, riportata anche nel rifacimento di età adrianea. Questo fu un gesto di magnanimità di Adriano nei riguardi di Marco Vipsanio Agrippa per aver edificato il secondo Pantheon. Nello spazio triangolare del timpano, i fori per l’ancoraggio di una decorazione bronzea scomparsa, sono stati interpretati come tracce di un’aquila ad ali spiegate che tiene nel becco una corona di quercia, simbolo di potere. All’interno del pronao si trovano quattro file di colonne di granito rosa che si dispongono in corrispondenza della prima, della terza, della sesta e dell’ottava colonna della fronte, scandendo lo spazio in maniera basilicale; le due navate laterali culminano in due nicchioni, mentre quella centrale, più ampia, conduce alla porta d’ingresso della cella. Le tre navate erano coperte con un soffitto cassettonato in bronzo, i cui avanzi della struttura erano ancora visibili (e più volte disegnati) nel Cinquecento, ma vennero smontati e fusi nella prima metà del XVII secolo. Dietro i nicchioni, nello spazio che risulta tra il rettangolo del pronao ed il muro curvo della cella, erano due scale ad andamento triangolare (che costituiranno un esempio molto ammirato e più volte ripreso nel Rinascimento europeo). Ma l’elemento più sorprendente dell’edificio, quello per cui il Pantheon è meritatamente celebre nella storia dell’architettura di tutti i tempi, e per cui migliaia di visitatori lo affollano ogni giorno, è la CELLA (naos), uno straordinario vano circolare, il cui diametro di m. 43,44 è pari all’altezza da terra della cupola emisferica che lo ricopre, illuminato da un oculo centrale di m. 8,92 di diametro. Da qui la luce del sole, in determinati momenti dell’anno, illumina perfettamente alcuni dei vani satelliti che articolano le pareti. L’organizzazione dello spazio interno avviene lungo gli assi principali: il muro perimetrale, per un’altezza pari a quella della cupola, è scandito in due livelli da due ordini corinzi sovrapposti. In corrispondenza della porta si apre una esedra semicircolare, il cui catino absidale interrompe la continuità dell’ordine architettonico; in corrispondenza dell’asse perpendicolare, si aprono due esedre minori, sempre semicircolari. In corrispondenza dei due assi principali, che si intersecano a 45°, si aprono quattro esedre più o meno rettangolari, tra cui sporgono otto edicole sormontate da timpani triangolari e curvilinei, con colonnine in porfido ed altri marmi pregiati. Al di sopra di questo primo ordine, su di un podio ininterrotto, correva una teoria di lesene di porfido che scandivano lo spazio tra finestre e nicchie, ma nel XVIII secolo questo ordine, molto rovinato e poco apprezzato, fu sostanzialmente modificato come lo si vede ancora oggi, con grandi svecchiature che si alternano a finestroni timpanati. Un breve tratto della decorazione originaria è stato ricostruito nei restauri della prima metà del XX secolo.
Se è ormai perduta la decorazione del cassettonato, il rifacimento degli intonaci, eseguito negli Anni Trenta del XX secolo, ha permesso di appurare che la struttura muraria del Pantheon è effettivamente costituita da un conglomerato cementizio (con cortina laterizia nel tratto verticale, gettato in casseforme nella cupola) i cui inerti si vanno via via alleggerendo dal basso verso l’alto (travertino, travertino e tufo, tufo e mattoni, mattoni spezzati, mattoni e tufo leggero, tufo leggero e scorie vulcaniche). Tale conglomerato non fu gettato in maniera uniforme, ma sostenuto da una vera e propria ossatura in laterizio che, anche all’interno della cupola, convoglia il peso e le spinte sulle parti resistenti della struttura. Infatti, anche il muro perimetrale, spesso m. 6,40, non è pieno bensì scavato all’interno dalle esedre già descritte, e, verso l’esterno, in corrispondenza con le edicole interne, da vani equivalenti alle esedre, ma ciechi. Ciò per vari scopi: alleggerire l’enorme massa muraria, senza rinunciare al corrispondente momento d’inerzia (ovvero la capacità di opporsi alle spinte della cupola), ridurre il peso sulle fondazioni, accelerare l’indurimento del calcestruzzo, che avviene solo in presenza dell’anidride carbonica dell’aria.
Valutando obiettivamente la mole del cantiere, i tempi di consolidamento delle fondazioni e, soprattutto, la difficoltà della progettazione stessa, è molto verosimile che il progetto del Pantheon fosse immediatamente contiguo alla elezione di Adriano ad Imperatore, con un cantiere iniziato intorno al 118 d.C. ed alla chiusura della cupola intorno al 128 d.C.. Comunque una seconda teoria dice che la costruzione continuò fino alla morte di Adriano nel 138 d.C. e che fu continuata dall’ Imperatore Antonino Pio, successore di Adriano, fino al 140 d.C.. A questo punto è necessario richiamare in causa Apollodoro di Damasco quale “solo architetto” della grande progettazione Adrianea. Se è peraltro vero che nessuna fonte indichi Apollodoro come architetto del Pantheon, si possono avanzare due argomenti a suo favore: chi può essere, se non Apollodoro, l’architetto d’età traianea incaricato di una simile impresa (da non dimenticare quanti altri progetti egli avesse completato a Roma per Domiziano e per Traiano)? Anche se già in età augustea la cella aveva la pianta e le dimensioni attuali e per elevato una variante sul tema della thòlos, resta all’architetto del rifacimento di età adrianea il merito dell’aver concepito la struttura più impressionante dell’architettura romana, costituita da un volume puro (una sfera inscritta in un cilindro avente lo stesso diametro, e di altezza pari al diametro della sfera), così diversa dalle irrequiete ed altrettanto geniali strutture (quelle si quasi certamente adrianee) delle Piccole Terme o del Vestibolo della Piazza d’Oro di Villa Adriana (le “zucche”, secondo il caustico giudizio attribuito ad Apollodoro).
Se si deve riconoscere in Apollodoro l’architetto del Pantheon non sfuggirà una sostanziale analogia con la progettazione del complesso forense traianeo: in entrambi casi è evidente l’opera di un architetto che ha una impressionante conoscenza della tecnica del cementizio (altrove utilizzata nella realizzazione di opere militari e di ponti) capace di concepire i complessi equilibri di spinte e controspinte in virtù delle quali ancora oggi resiste la volta dei Mercati traianei e il tamburo e la cupola del Pantheon Come ho già sottolineato precedentemente, i piani per il progetto del Pantheon prevedevano una struttura con tre corpi principali. L’inserzione di un’ampia sala rotonda con una cupola alle spalle del pronao di un tempio rappresentò una novità assoluta nell’architettura romana, un’idea che fu copiata da moltissimi architetti nei secoli seguenti. Il modello dello spazio circolare ricoperto da una cupola fu copiato da quello usato dai romani nella costruzioni di grandi sale termali realizzate in quel periodo. Un’altra notevole caratteristica di questo edificio fu l’introduzione di fusti monolitici lisci di marmo colorato per le colonne di un tempio, invece delle tradizionali colonne bianche con scanalature longitudinali lungo il fusto. Secondo le precise istruzioni dettate da Adriano, la geometria interna della rotonda avrebbe dovuto creare una sfera perfetta, in modo tale che l’altezza della cupola fino alla cima e il diametro dello spesso anello di muratura di calcestruzzo (o tamburo) di supporto avessero la stessa misura di circa 43.44 metri e contenessero aperture su tre livelli diversi segnalati all’esterno da tre cornici marcapiano. Queste aperture, in parte utilizzate a fini estetici piuttosto che architettonici, avrebbero dovuto comporre e formare una struttura di sostegno vincolata e inglobata nell’anello continuo che sarebbe apparso all’occhio del visitatore. Alla cima della cupola ci sarebbe dovuto essere un oculo come unica sorgente di luce. Adriano disse:”La mia intenzione è che questo santuario per tutti gli Dei riproduca la somiglianza del globo terrestre e delle sfere dei pianeti. La cupola deve rivelare il cielo attraverso una grande apertura al centro, mostrando alternativamente luce ed ombra. Questo Tempio deve essere concepito alternativamente e misteriosamente come un spazio aperto e come uno spazio chiuso come se fosse un quadrante astrologico. Le ore faranno il loro giro su quella volta così laboriosamente pulita da artigiani greci; il disco della luce del giorno resterà sospeso come uno scudo d’oro; la pioggia formerà una piscina pulita sul pavimento sotto l’oculo, le preghiere saliranno come fumo verso il vuoto dove noi poniamo gli Dei”. Tra i numerosi studi condotti nei secoli ve n’ è uno che afferma che Adriano iniziò nel 118 la modifica del terzo tempio, ingrandendolo e ruotando la facciata di 180 gradi, e che l’opera fu completata nel 123 d.C.. Praticamente, quindi, Adriano modificò l’ingresso al tempio dal lato Nord al lato Sud, utilizzando parte della fondazioni del tempio esistente per le fondazioni del nuovo Pronao.
la costruzione del Pantheon

Le fondazioni
Gli ingegneri di Adriano iniziarono a rinnovare il sito, rimuovendo tutte le fondazioni di calcestruzzo degli edifici costruiti precedentemente e preparando le forme per la costruzione delle nuove fondazioni. Essi scavarono una fossa circolare di otto metri di larghezza e 4 metri e mezzo di profondità per le fondazioni della rotonda, e delle fosse rettangolari per il pronao e il corpo collettore. Allinearono gli scavi con forme di legno e gettarono il calcestruzzo pozzolanico a strati, insieme con frammenti di travertino, mattoni e cocci di vasi di argilla. Per quanto gli antichi romani avessero costruito edifici con calcestruzzo fin dal 200 a.C., il lavoro del Pantheon fu molto difficoltoso e procedette in fasi successive anche perchè molti altri edifici circondavano questo nuovo sito e i lavoratori non avevano sufficiente spazio per procedere con la costruzione. Il Pantheon fu costruito in una zona paludosa, non molto lontano dalla zona alluvionale del Tevere, zona che presentava seri problemi nel sopportare una tale grandiosa struttura. Le sue fondazioni circolari furono gettate in calcestruzzo pozzolanico, mattoni di argilla, pietre e cocci di vari materiali su uno strato di argilla bluastra del fiume. Questa condizione del sito di costruzione creò dei problemi e la fondazione si fratturò in due punti diversi lungo la direzione Nord-Sud. Per correggere questa potenziale catastrofica condizione, i costruttori decisero di porre una seconda fondazione circolare sulla parte esterna del primo cerchio, concentrica, per aumentare la superficie di resistenza dell’argilla e per sorreggere meglio l’enorme struttura del tamburo e della cupola dell’edificio. La larghezza delle fondazioni del primo cerchio fu 7.20m., soltanto novanta centimetri più larga dei muri del tamburo che dovevano sorreggere l’enorme cupola della nuova struttura. Il secondo cerchio fu costruito con una larghezza di tre metri, collegato insieme col primo cerchio con corde di vetro cinese che operarono come barre di ferro, tali da creare una fondazione monolitica spessa più di dieci metri in totale. Questa ardita soluzione risolse miracolosamente il grosso problema delle fondazioni, che in seguito diventarono dure come la roccia. I muri del Tempio furono costruiti con uno spessore di 6.20m. mentre al centro delle nicchie lo spessore delle pareti fu ridotto a 2.20 m..

Pianta della Cella con le nicchie, l'ingresso e la posizione delle 16 colonne del portico e pronao
Le pareti furono costruite con materiali pesanti e spessi alla base e sempre più leggeri e sottili quanto più alte venivano costruite. Il diametro dei muri del tamburo e l’altezza della cupola furono realizzati di un’unica dimensione circa 43m.. La cupola fu costruita con un raggio di 21.70m. e uno spessore che andava da 5.90m. alla base fino a 1.50m. alla sommità, in corrispondenza dell’oculo. Sulla superficie esterna della cupola furono costruiti sette cerchi di diversi diametri, partendo dal tamburo fino alla metà dell’altezza della cupola: da lì in su la cupola cambiò ad una figura circolare. Sulla parte interna della cupola furono costruiti cinque cerchi concentrici con depressioni o nicchie trapezoidali di diverse dimensioni e spessori, ciò per alleggerire il peso totale della cupola (anche questa fu una brillante idea che fu copiata attraverso i secoli seguenti). I costruttori romani si riferirono ai “dieci libri sull’Architettura” del famoso architetto romano Vitruvio Pollione che visse nel periodo di Augusto, per il modo in cui preparare il calcestruzzo e trasportarlo sul luogo della costruzione. Dopo lunghissimi studi ed analisi fu scoperto che gli ingredienti principali usati dai costruttori romani per la preparazione del calcestruzzo pozzolanico erano: rocce calcaree, argilla, polveri pozzolaniche, ghiaia e sabbione. Essi processavano le rocce calcaree in forni rudimentali e, con l’aggiunta dell’acqua, creavano la calce e successivamente la malta.
Il portico, il pronao e la cella
Il pronao con le sue sedici colonne e la grande rotonda con l’enorme cupola con l’oculo, il più grande edificio costruito in calcestruzzo e mattoni fino al giorno d’oggi, fu progettato sotto le direzioni e la guida dello stesso Adriano. Da notare che il Tempio fu originariamente costruito con adiacenti bagni termali e giardini. Naturalmente l’iscrizione sul quarto Pantheon causò una grande confusione circa la data corretta della costruzione dell’edificio. La rotonda del Pantheon richiama quella della “Domus Aurea” di Nerone con la sua forma ottogonale. La rotonda è ancora completamente intatta al giorno d’oggi, con il suo oculo centrale sulla sua sommità che illumina obliquamente le otto nicchie sul perimetro della costruzione. L’insieme della cupola, l’oculo e le nicchie, fece della Domus Aurea un importantissimo predecessore del Pantheon. Nel periodo storico fra l’ottagono della Domus Aurea ed il Pantheon vi furono moltissimi altri casi di edifici circolari, ma nessuno si avvicinò neppure lontanamente alla scala umana e alla grandezza del Pantheon. Al suo ingresso, non c’è niente che prepari il visitatore per l’enormità e la bellezza dell’interno del Tempio. Passando attraverso il portico alto venticinque metri il visitatore si trova di fronte ad un gigantesco portone di circa 7.50 m. di larghezza per 12.60 di altezza, con il fregio superiore alto circa venti centimetri.
particolare del portico
Una cornice di marmo bianco, modanato secondo un’architrave ionica, le corre intorno. In alto vi è sovrapposto un fregio liscio di marmo, a sezione convessa. Chiude la composizione una cornice senza mensole, con dettagli e proporzioni simili a quelli della trabeazione del pronao. Riquadrature di legno, coperte di bronzo e sagomate come lesene scanalate, sostengono due ante e lasciano in alto un sopraluce, schermato da griglia metallica. Le ante sono fatte con telai di legni ricoperti da lastre di bronzo e sono sospese su cardini. La soglia nel pavimento è una grande pietra di marmo africano. Entrando dentro il Tempio il visitatore si sente quasi senza fiato in uno degli interni più meravigliosi che il mondo dell’architettura offre. La cella fu costruita per provocare sensazioni: una grande macchina architettonica, un apparato che mette in scena lo spazio vuoto.Il suo effetto totale dipende anche da altri fattori quali luce, articolazioni e decorazione. La sorprendente caratteristica del cilindro e della emisfera è che queste due forme non si visualizzano come delle superfici nette e ben delimitate. Il numero dei piani che si percepiscono non sono due ma tre o anche cinque, dato che il cilindro fu diviso immaginariamente in due parti o zone e la cupola in tre zone. Per quanto geometricamente l’edificio abbia soltanto un’asse verticale, altri assi secondari e terziari furono stabiliti dalle caratteristiche dei piani bassi. Qui le pareti consistono di otto grossi pilastri, largamente separati che lasciano otto larghe nicchie, una delle quali fu usata come ingresso principale mentre le altre sette furono usate per collocarvi le statue pagane dei sette Dei/Pianeti. Formalmente comunque le nicchie servirono per introdurre l’immagine dell’ottagono intorno al perimetro della base, dentro il grande cilindro. Gli effetti assiali associati sono ancora meno in vista all’ingresso; e direttamente di fronte all’ingresso i vuoti si diramano verso la seconda zona, rispettivamente come una volta completa immaginaria e come una mezza sfera (la cupola).
il colonnato del portico
la cupola
La cupola del Pantheon è la più grande esistente al mondo fin dall’antichità ed era la più grande nell’Europa occidentale fino a che la Cupola del Brunelleschi nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Firenze fu completata nel 1436. Essa era ricoperta da piastre dorate di bronzo. L’interno della cupola simbolizza il Paradiso. Il grande occhio all’apice della cupola, quasi nove metri in diametro, è la sola sorgente di luce e simbolizza il sole. Essa illumina tutto l’interno e servì per eliminare il fumo dei sacrifici nel tempio durante il periodo pagano. Gli assi principali dell’edificio sono leggermente diversi dal tradizionale orientamento NORD-SUD. Ogni anno, il 21 Giugno (l’equinozio estivo), alle dodici, il sole attraverso l’oculo investe i visitatori che entrano dal portone principale. La cornice originaria del Pantheon, in bronzo, si trova ancora al suo posto. L’interno della cupola include dei pannelli recessi di calcestruzzo, pannelli che originariamente contenevano ornamenti di stelle di bronzo. Questi pannelli recessi non erano soltanto decorativi ma riducevano anche il peso totale della cupola, così come lo ridussero l’eliminazione dell’apice e l’utilizzo del grande oculo. La sommità delle pareti della cupola include una serie di archi di mattoni in rilievo, visibili all’esterno e costruiti nella grossa massa di mattoni. Il Pantheon è colmo di molti ingegnosi metodi di costruzione: ad esempio, vi sono archi di rilievo sopra le recessioni interne della cupola che furono ricoperti da pannelli di marmo per dissimulare la struttura portante. A questo punto è necessario notare che alcune proporzioni del portico dell’edificio non sono in accordo con le idee classiche dell’antichità ed hanno creato molta confusione nel passato. La discrepanza più evidente è il frontone dell’ingresso, piuttosto largo e apparentemente troppo pesante per le colonne che lo sopportano. Il motivo di questa sproporzione fu l’aspettativa che l’edificio sarebbe dovuto essere molto più alto di quanto sia in realtà, cosa che ebbe effetto visivo sulle grosse colonne.
cupola - interno
Pare che prima che il frontone venisse completato, si capì che la quantità di materiali per la costruzione delle colonne non era sufficiente per poterle realizzare dell’altezza prevista dal progetto, e di conseguenza, i costruttori dovettero accontentarsi del materiale che avevano a disposizione costruendo la facciata principale fuori delle proporzioni standard per questo tipo di edificio classico. Secondo una versione diversa, secondo me la più corretta, si dice che le varie colonne monolitiche di granito furono ordinate in una cava in Africa e non furono costruite secondo le dimensioni richieste dai costruttori romani. La cava aveva esaurito tutte le colonne più lunghe dopo la realizzazione di altri edifici romani: per tale motivo si dice che le colonne arrivate a Roma fossero circa tre metri più corte di quanto richiesto e desiderato. Il Pantheon fu uno dei vecchi componenti degli spazi sacri per gli antichi romani. In esso si celebrò l’idea imperiale e tutti gli dei dell’Impero nei quali essi credevano (da notare che in quell’epoca i romani erano ancora pagani e adoravano gli Dei-Pianeti). Per raggiungere quello scopo, l’architetto romano piazzò il credente in luoghi rituali familiari, e attraverso essi lo condusse nella visione delle immutabili leggi e forze che regolavano sia l’Impero che l’universo.
cupola - esterno
Il lungo spazio del Tempio fu completamente riempito da una facciata grandiosa, disegnata in modo tale che originariamente non dava nessun segno di quello che giaceva al di là. Sotto il profondo portico, lo spazio fu incanalato in tre larghe corsie dove, nel mezzo, gli archi superiori, rivelavano, a ciascun lato, delle nicchie semicircolari che introducevano un cambiamento ad una forma circolare. Dentro il ristretto spazio del portone, lo spazio si apriva improvvisamente e cresceva verso una nuova dimensione, molto più ampia. La forma dello spazio fu la forma di un cerchio perfetto, come la base di una sfera perfetta, che rappresentava il cerchio dell’orizzonte dell’Impero Romano sotto la cupola del suo firmamento. Questo era lo spazio con dei limiti chiari e completi che racchiudeva tutto ciò che esisteva in tutto il mondo fino ad allora conosciuto avendo il potere, allo stesso tempo, di ingrandire e rimpicciolire. L’immenso edificio, eccetto per la sua facciata, fu semplicemente la conchiglia del suo interno. Esso esisteva soltanto in virtù del vuoto che esso creò. L’architetto che lo progettò lo mascherò intelligentemente con una veduta da vicino e coprì d’oro la cupola per cogliere l’occhio da una distanza ben più grande di quella dalla quale potesse essere normalmente percepita. Il Pantheon è assolutamente notevole ed incredibile per le sue dimensioni, il suo disegno e per la sua costruzione. La cupola fu la più grande mai costruita nei tempi antichi. Non c’è nessuna esterna evidenza di archi di mattoni che sostengano la cupola, eccetto nella parte bassa e il metodo di costruzione non fu mai determinato. Inoltre, non vi è nessuna evidenza di cerchi concentrici di ferro, come è consueto veder nei progetti più moderni tra cui la cupola del Brunelleschi a Firenze e quella della Basilica di San Pietro a Roma. Si osservi che la terza parte più alta del tamburo dell’edificio, vista dal di fuori, coincide con la parte più bassa della cupola vista dal di dentro, ed aiuta a sopportare la tensione dell’arco con archi interni di mattoni. Il tamburo è rinforzato da enormi archi di mattoni e pilastri di sostegno, sistemati uno sopra l’altro all’interno dei muri, che misurano ben sei metri di spessore. Per quanto l’edificio abbia varie crepe, ancora resiste ai secoli. Per concludere questo capitolo aggiungerò che all’interno di questo bellissimo edificio quasi a voler lasciare il visitatore senza fiato, vi sono moltissime opere d’arte, tombe di artisti e dei sovrani d'Italia.
interno
le modifiche nei secoli
A questo punto desidero descrivere alcune modifiche, restauri e miglioramenti che furono apportati al Pantheon dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente al Rinascimento, dal seicento all’Ottocento, dal Novecento al giorno d’oggi. Alcune modifiche furono apportate dagli Imperatori Settimo Severo e Caracalla all’inizio del terzo secolo d.C.. Nel 399 il Pantheon fu chiuso, abbandonato e saccheggiato dai barbari. Nel 608 d.C. l’Imperatore bizantino Focas donò l’edificio al Papa Bonifacio IV il quale lo consacrò come chiesa cristiana, la chiesa di “Santa Maria ad Martyres”, titolo che conserva ancora oggi. Il medesimo Papa prese da molti cimiteri di Roma ventotto carri di martiri e li ripose in questa chiesa. La consacrazione del Pantheon come una chiesa lo salvò dall’abbandono e dalla distruzione in cui caddero molti antichi edifici romani durante il Medioevo. Nel 655 d.c. Costante II, l’Imperatore di Costantinopoli, durante una visita a Roma, asportò le opere di bronzo e le tegole di bronzo dorato per portarle nella sua capitale. Sfortunatamente egli, durante una sosta a Siracusa, fu ucciso e il suo bottino cadde nelle mani dei Saraceni, sopraggiunti dall’Egitto. Nel 733 Gregorio III coprì la cupola e il Pronao con lastre di piombo. Nel 1153 Anastasio IV costruì addossato al Pantheon un palazzo pontificio. Nel 1270 i canonici del Pantheon fecero costruire un piccolo rozzo campanile romanico. Successivamente Urbano VIII lo fece demolire e fece edificare dal Bernini due campanili barocchi, che vennero ribattezzati da Pasquino “le orecchie d’asino del Bernini”. Questi campanili furono poi demoliti nel 1883 in quanto essi rappresentavano  una struttura barocca che non aveva nessun senso o rapporto con una costruzione dell’antica Roma. Nell’arco del periodo che va dal VII secolo al XIV secolo il Pantheon subì ancora molti danni e ingiurie; durante la residenza dei papi ad Avignone, dal 1378 al 1417, divenne un fortilizio nelle lotte tra le famiglie romane dei Colonna e degli Orsini. Il Papa Martino V (1417-31), che riportò il papato a Roma, iniziò il recupero del Pantheon; avviò il rinnovo della copertura della cupola in piombo e fece sgombrare il portico dalle casupole costruitevi e la piazza dalle rovine degli antichi edifici circostanti in modo tale che le basi delle colonne furono riportate alla luce, essendo state precedentemente coperte dalle macerie dei vecchi edifici. Nel 1563 Pio IV restaurò la porta che è giunta fino a noi. Purtroppo l’originaria fu perduta. La grande porta di bronzo, lavorata a bassorilievi fu derubata da Genserico, re dei Vandali, ed affondò in una sua nave nel mare della Sicilia. Gregorio VIII (1572-85) commissionò nel 1578 a Giacomo della Porta la fontana mistilinea quadrilobata, di bellissimo bigio africano, che è ancora oggi al centro della piazza. Alessandro VII (1655-67) effettuò importanti interventi sul portico, sul piano stradale e sulle case addossate al tempio, nel desiderio di riportarlo il più possibile al primitivo splendore. Da notare che nel Pantheon originario si dovevano salire sette gradini, successivamente, a causa di tutte le macerie che furono depositate nella piazza e dentro il portico si dovettero scendere dieci gradini; infine con gli scavi della piazza si riuscirono a scoprire tre gradini. Nel 1662 Papa Alessandro fece demolire le case addossate alla Rotonda. Nel 1668 Clemente IX chiuse il portico con cancellate di ferro, che poi furono rimosse nel 1883. Nel 1711 Clemente XI fece innalzare sulla fontana di della Porta l’obelisco egiziano di Ramses II che si trovava in piazza San Macuto, davanti alla chiesa di San Borromeo. Nel 1774 Benedetto XIV fece eseguire da Paolo Posi dei restauri all’interno della Cella, lavori che purtroppo causarono notevoli danni al monumento, con la scomparsa di moltissimi marmi pregiati dell’attico con la conseguente alterazione dell’architettura. Pio VII rinnovò una parte della copertura in piombo della cupola. Nel 1853 Pio IX fece demolire le case addossate sul lato sinistro del Pantheon e fece restaurare i danni causati dall’appoggio delle case suddette.
facciata
retro
Durante tutti i lavori di restauro una delle perdite furono le sculture esterne dell’edificio che adornavano la facciata, sopra la scritta di Marco Vipsanio Agrippa. Durante il pontificato di Papa Urbano VII, egli ordinò di far fondere il soffitto di bronzo di questo edificio. La maggior parte del bronzo fu usata per la realizzazione di alcuni piccoli cannoni per la fortificazione e la protezione di Castel Sant’Angelo, sulle rive del Tevere, di fronte alla Basilica di San Pietro in Vaticano. La rimanente quantità fu usata nella camera apostolica per vari altri lavori. Si dice anche che parte di questo bronzo fu usato dal Bernini per la costruzione del Baldacchino sopra l’altare principale della Basilica di San Pietro in Vaticano, ma secondo almeno un esperto, la contabilità del Papa dimostrava che circa il 90% del bronzo fu usato per costruire 200 cannoni per la protezione di Sant’Angelo mentre il bronzo per la costruzione del Baldacchino proveniva da Venezia. Questa situazione venne a creare la Pasquinata romana: ”Quello che non fecero i barbari lo fecero i Barberini”, ovverossia la famiglia di Urbano VIII.
interno
Nel quindicesimo secolo il Pantheon fu adornato con varie pitture, la più famosa delle quali fu l’Annunciazione di Melozzo da Forlì. Inoltre, nell’interno del Pantheon si trovavano anche collezioni di busti onorari di uomini famosi che poi Pio VII fece rimuovere e trasportare al Campidoglio, entro la Galleria di quell'edificio. Dal Rinascimento in avanti il Pantheon fu usato per seppellire personaggi illustri. Esso include la tomba del grandissimo Raffaello,  di Annibale Caracci, dell’architetto Baldassare Peruzzi e quelle dei sovrani d'Italia come Vittorio Emanuele II, Umberto I e sua moglie, la Regina Margherita. Per quanto l’Italia sia diventata una Repubblica sin dal 1946, membri volontari dell’organizzazione dell’Italia Monarchica fanno la guardia alle tombe reali nel Pantheon. Questo fatto ha sollevato proteste di tanto in tanto dai repubblicani, ma le autorità cattoliche permettono che questa pratica continui, per quanto il Ministero della Cultura abbia in carico la sicurezza e la manutenzione del monumento.
particolare dell'interno
tombe dei Savoia
tomba di Raffaello
conclusioni
Con i mezzi più semplici il Borromini ebbe un enorme successo nel creare ”elementi” spaziali unificati. Nell’antichità l'architetto era completamente subordinato al committente, soprattutto se egli era l’Imperatore dell’impero romano: questo fu il motivo per cui il Pantheon fu attribuito ad Adriano in quei tempi. Personalmente, dopo aver analizzato i diversi personaggi e diversi punti di vista, penso che Apollodoro sia il vero architetto di questo tempio: la mia affermazione è basata soprattutto sull’incrocio delle date con i periodi in cui sia Adriano che Apollodoro erano a Roma. Se è accertato che Adriano fu il committente, chi progettò e costruì il Pantheon? Qualcuno deve aver preparato il progetto, fatti i disegni di massima e definiti i dettagli, eseguiti gli enormi calcoli strutturali delle fondazioni, del tamburo e soprattutto della cupola. Qualcuno con molta esperienza di cantiere deve aver sorvegliato con continuità e diligenza i lavori e organizzato i diversi cantieri durante le varie fasi di costruzione. Qualcuno deve aver controllato la parte tecnica ed amministrativa del progetto. Nonostante la sua passione per l’architettura, non essendo né un architetto né un ingegnere, Adriano era costantemente impegnato a governare tutto l’Impero: ne consegue che, essendo assente da Roma per la maggior parte del suo regno, egli non potè assolutamente eseguire questa enorme quantità di lavoro senza l’aiuto di un altro architetto o ingegnere o di un esperto. Basandomi su questi fatti e su affinità stilistiche e tecniche con il Foro e le terme di Traiano, progetti certamente completati da Apollodoro, io sono definitivamente del parere che egli fosse anche l’architetto del Pantheon. Il silenzio divenne il modo per nascondere la verità sul fatto che moltissimi dei contemporanei sapessero bene che Adriano non era l’architetto di tale monumento, ma allo stesso tempo non volevano dire chi fosse il vero progettista per non offendere l”Imperatore e subire le conseguenze della sua ira. Da parte mia, più mi addentro in questo studio, più analizzo la composizione architettonica e strutturale del Pantheon, più rimango stupito e meravigliato da tutte le intelligenti soluzioni studiate nei più minuti dettagli, sia nella sua progettazione che nella sua costruzione: soltanto un ingegnere ed un architetto dell’esperienza, la bravura e la conoscenza delle leggi fisiche e delle reazioni di certe strutture, soggette contemporaneamente a certe forze e certe reazioni, peso, compressione, pressione, tensione e assestamento, quale Apollodoro, poteva completare un capolavoro di tale bellezza e grandezza: questo monumento fu da lui creato senza l’aiuto di attrezzi meccanici quali quelli che utilizziamo al giorno d’oggi, con schiavi ed operai scarsamente qualificati o specializzati e, soprattutto, senza l’aiuto di sbarre di ferro per rinforzare e per controbilanciare sia gli assestamenti del calcestruzzo, sia le forze di tensione e compressione quali siano quelle esercitate sul tamburo e sulla cupola della enorme struttura per quasi duemila anni. Per non parlare, poi, dei vari terremoti che colpirono la città di Roma nei seguenti secoli e che colpirono questo tempio, che mostra vivamente i segni di tali avvenimenti con innumerevoli crepe in varie parti della struttura. Quello che desidero sottolineare è che il Pantheon, come emblema dell’architettura occidentale e come modello di ogni edificio a pianta centrale, continuerà per i prossimi secoli ad occupare le menti di storici ed architetti, così come è successo a me da quando ebbi l’occasione di vedere questo incredibile edificio per la prima volta. Sul prodigio della sua struttura e sugli innumerevoli significati della sua forma restano ancora oggi moltissimi dubbi nonostante l’immensa mole di indagini, ricerche archeologiche e studi storici.
Alessandro La Rocca - 2006
l'indirizzo mail di Alessandro La Rocca è: ACALAMOSCA@verizon.net
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