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alle origini dell'era cristiana

le mie passeggiate
alle origini dell'era cristiana
da S. Giovanni in Laterano a S. Croce in Gerusalemme
con Santina, Maria Grazia e Bruno, Svetlana e Andrey, Alsu e Eugenio
 10 luglio 2013
Il percorso
Questa breve ed estemporanea passeggiata, da piazza di Porta San Giovanni a piazza di Santa Croce in Gerusalemme, è stata l'occasione per far conoscere ai nostri amici russi Svetlana ed Andrey, due significative basiliche della Roma cristiana, attraverso un percorso ricco di testimonianze dell'epoca costantiniana, medievale e barocca.
Il Laterano
Il complesso del Laterano costituisce uno dei luoghi più significativi e centrali nella storia di Roma e della Chiesa, da quando nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani dell’impero. Inoltre l’imperatore donò a papa Milziade una residenza sul Celio, l’aedes Lateranorum, e accanto ad essa, nel luogo dove sorgeva una caserma della guardia a cavallo che aveva combattuto per Massenzio, fece costruire un grandioso edificio sacro, il primo ufficialmente destinato al culto cristiano: la basilica del SS. Salvatore al Laterano. Qui, nel palazzo realizzato accanto alla basilica, il papa fissò la propria residenza, che non cambiò mai per circa un millennio, fino al periodo avignonese; qui, alle spalle della basilica, trovò collocazione il primo battistero della storia cristiana, che divenne il modello per tutti gli edifici destinati al battesimo; qui, ancora, si realizzò uno dei più importanti ospedali della città, quello del SS. Salvatore; qui, infine, all’interno del complesso della Scala Santa, si trova uno dei luoghi più importanti della spiritualità cristiana, il Sancta Sanctorum, che custodisce preziose reliquie e immagini. Oggi l’area è suddivisa in due grandi piazze: la prima è piazza di Porta S. Giovanni, sulla quale domina la settecentesca facciata della basilica, il prospetto posteriore del Palazzo Lateranense e l’edificio della Scala Santa, con il retrostante Triclinio Leoniano, mentre sul lato opposto corre la cerchia delle Mura Aureliane. La seconda è piazza S. Giovanni in Laterano, alle spalle della basilica, che ha come fulcro l’Obelisco Lateranense, a cui fanno corona il Palazzo Lateranense, residenza dei papi, la Loggia delle Benedizioni di Sisto V, il Battistero e gli edifici dell’antico Ospedale del SS. Salvatore.
la Basilica di S. Giovanni
E' la cattedrale di Roma, in quanto sede della cattedra del vescovo di Roma, cioè il Papa,  e il suo nome per esteso è Arcibasilica Papale e Cattedrale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano. Sorge sullo stesso luogo della basilica eretta da Costantino intorno al 314 su terreni già di proprietà della famiglia dei Laterani, dalla quale prende nome tutta l’area. L’imponente costruzione, detta Caput Ecclesiarum, “Madre e capo di tutte le chiese”, venne ultimata in sei anni e fu inaugurata nel 318: la basilica primitiva, di cui l’attuale chiesa ricalca nelle grandi linee la planimetria, aveva cinque navate e per quasi mille anni, dalla fondazione al periodo avignonese, fu la più importante chiesa della cristianità, centro del potere papale e residenza del pontefice. Ripetutamente danneggiata e restaurata, fu continuamente arricchita nel corso dei secoli. Niccolò IV commissionò a Jacopo Torriti il mosaico absidale (1289-1291), mentre il Chiostro costruito dai Vassalletto è addirittura anteriore ((1215-1232). Per il giubileo del 1300 Bonifacio VIII edificò la Loggia delle Benedizioni (rifatta nelle linee attuali alla fine del ‘500), Martino V fece affrescare l’interno da Gentile da Fabriano e Pisanello (1431-1432), Sisto V sostituì la Loggia delle Benedizioni con quella tuttora visibile (Clemente VIII fece decorare il transetto (1599-1600). In vista del Giubileo del 1650 Innocenzo X Pamphili affidò a Francesco Borromini il rifacimento dell’interno. Tra il 1732 ed il 1735, sotto il pontificato di Clemente XII Corsini, venne eseguita la facciata attuale, su disegno di Alessandro Galilei, ed infine tra il 1884 ed il 1886 vennero completamente rifatti presbiterio e abside. La settecentesca facciata è coronata da quindici colossali statue raffiguranti Cristo, San Giovanni Battista ed evangelista e i dottori della Chiesa; all’interno del timpano è un’antica immagine in mosaico del Cristo. Nel portico, altorilievi marmorei con Storie della vita del Battista e statua di Costantino (IV secolo) proveniente dalle sue terme sul Quirinale. La porta mediana ha preziosi battenti che provengono dalla Curia nel Foro Romano; l’ultima porta a destra è la Porta Santa. L’interno, lungo 130 metri,  si presenta nella sistemazione seicentesca ideata dal Borromini. Nella navata centrale, che conserva ancora il soffitto cinquecentesco, spiccano le dodici edicole dentro le quali sono alloggiate le dodici statue degli apostoli. In fondo alla navata è un tabernacolo ogivale di Giovanni di Stefano (1367) sotto al quale si trova l’altare papale. Il transetto è uno dei più rappresentativi complessi del manierismo romano di fine ‘500, con opere, tra gli altri, del Cavalier d’Arpino, Cesare Nebbia, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione. Le navate laterali sono il luogo dove più liberamente si poté esprimere l’estro e il talento decorativo del Borromini, che tra le cappelle e sulla faccia interna dei pilastri sistemò gli antichi monumenti funebri reinterpretandoli, secondo il gusto dell’epoca, come puri elementi decorativi. Nella navata intermedia destra si trova un frammento di affresco, proveniente dalla decorazione della primitiva Loggia delle Benedizioni, variamente interpretato e attribuito (da alcuni a Giotto, da altri al Cavallini).
Dalla testata del transetto si esce dalla basilica su piazza di S. Giovanni in Laterano attraverso la Loggia delle Benedizioni, realizzata nel 1586 da Domenico Fontana per volere di Sisto V, nel quadro dei lavori di sistemazione della piazza voluti dal pontefice; la loggia è decorata all’interno da affreschi di pittori tardo-manieristi ed è affiancata da due campanili gemelli a trifore, del XIII secolo.
il Battistero Lateranense
sulla destra della Loggia si incontra il Battistero lateranense, la cui denominazione corretta è S. Giovanni in Fonte. Venne edificato nel IV secolo da Costantino, insieme alla basilica di San Giovanni in Laterano, su una villa del I secolo e su un edificio termale del II. Successivamente venne modificato e restaurato da vari interventi. Il fregio esterno, decorato con gli stemmi della famiglia Chigi, è opera di Francesco Borromini e risale al 1657. L’interno è a pianta ottagonale con un anello di otto colonne di porfido con capitelli corinzi che sorregge un architrave, sempre ottagonale. Al centro è sistemata una vasca di basalto verde, destinata al battesimo per immersione, con copertura bronzea seicentesca; intorno si aprono quattro antiche cappelle.
Uscendo dal Battistero, sull’altro lato della piazza prospettano le strutture dell’Ospedale di S. Giovanni in Laterano, in origine detto del Salvatore, fondato dalla Compagnia del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum nel 1348, poi ampliato nel 1462 da Everso degli Anguillara. La ricostruzione del complesso si ebbe nel Seicento; l’ospedale degli uomini fu realizzato su progetto di Giacomo Mola nel 1634-40 e l’edificio ebbe anche una funzione di quinta prospettica verso la piazza; l’ospedale delle donne, il cui prospetto coronato da timpano si staglia sulla destra, fu edificato tra il 1655 e il 1656 da Giovanni Antonio De Rossi.
Obelisco Lateranense e fontana
Al centro della piazza si trova quello che è oggi il più alto obelisco di origine egiziana eretto nel mondo. E' di granito rosso e proviene da Tebe. La sua altezza attuale è di oltre 45 metri, compresa la croce, e pesa 455 tonnellate. Fu fatto trasportare, per ordine dell'imperatore Costantino, lungo il Nilo fino ad Alessandria, poi il proseguimento del trasporto a Roma fu fatto portare a termine dal figlio di Costantino, Costanzo II. Era collocato nel Circo Massimo dove faceva da gemello dell'obelisco ora in Piazza del Popolo. Circa un secolo dopo cadde, forse a seguito di un attentato, e solo nel XVI secolo, per ordine di papa Sisto V, fu ricercato ed alla fine rinvenuto sotto 7 metri di terra. Fu inaugurato nel sito attuale il 3 agosto 1588. La fontana si trova a ridosso dell’obelisco lateranense, innalzato nella piazza da Domenico Fontana nel 1588, ed è alimentata dall’Acqua Felice. Iniziata sotto il pontificato di Clemente VIII (1592-1605), di cui è presente lo stemma Aldobrandini, fu proseguita da Leone XI Medici (1605), e infine completata da Paolo V Borghese (1605-1621) nel 1607.
Palazzo del Laterano
Sulla sinistra della Loggia delle Benedizioni si trova il Palazzo Lateranense: il palazzo sorge sul luogo dell’antico “Patriarchio”, residenza dei pontefici dell’età di Costantino, distrutto da un incendio nel 1308. Fu poi ricostruito ad opera di Domenico Fontana tra il 1586 e il 1589 per volere di papa Sisto V, per essere adibito a residenza estiva della corte papale. Al nuovo edificio però i pontefici preferirono la sede vaticana e quella del Quirinale, ed il palazzo Lateranense ebbe nei secoli successivi usi diversi. Fu infatti adibito ad ospedale, a ospizio, ad archivio dello Stato Pontificio e nel 1838 a sede del Museo Gregoriano, istituito da Gregorio XVI. Nel 1960 papa Giovanni XXIII fece trasferire il museo in Vaticano, destinando il palazzo a sede del Vicariato, dopo importanti lavori di restauro e riadattamento terminati nel 1967. Dal 1987 il piano nobile è sede del Museo Storico Vaticano.
Santuario della Scala Santa
Di fronte al prospetto nord del Palazzo si trova l’edificio della Scala Santa, il complesso edilizio edificato da Domenico Fontana nel 1589 come nuovo patriarchio del vescovo di Roma per volere di papa Sisto V che contiene, al suo interno, la Scala ritenuta quella che Gesù avrebbe salito nel Palazzo del Pretorio a Gerusalemme. In cima alla Scala Santa, si trova Il Sancta Sanctorum, fatto costruire da Sisto V nel 1589 per conservare l’antica cappella di S. Lorenzo, originariamente cappella privata dei pontefici, che conserva preziose reliquie e immagini miracolose. Addossato sul lato destro della Scala Santa si trova il cosiddetto Triclinio Leonino, grande nicchione con decorazioni a mosaico: si tratta probabilmente di ciò che resta della sala dei banchetti religiosi, dove i papi convitavano il clero ed i cittadini nelle feste solenni. Questo mosaico è infatti la parte restante di una grande opera musiva che ricopriva l'ampio e fastoso triclinio che papa Leone III fece costruire nel lato sud del Patriarchium per ricevere solennemente Carlo Magno dopo averlo incoronato imperatore romano in S. Pietro. Il triclinio fu demolito dal Fontana nel 1589, ma fu salvato il mosaico del catino.
piazza e Porta S. Giovanni
Sulla piazza di Porta S. Giovanni, davanti alla porta che le dà il nome, si trova il monumento a S. Francesco, raffigurato con i suoi primi seguaci, opera di Giuseppe Tonnini, eretto nel 1927. Porta S. Giovanni si apre lungo il perimetro delle Mura Aureliane, ma venne in realtà aperta nel 1574 : è strutturata in un unico grande arco realizzato da papa Gregorio XIII ad opera forse di Giacomo della Porta o, più probabilmente, di Giacomo Del Duca, che già aveva collaborato con Michelangelo alla realizzazione di Porta Pia. La sua apertura, resa necessaria nell’ambito della ristrutturazione dell’intera area del Laterano per agevolare il traffico da e per il sud d’Italia, decretò la definitiva chiusura della vicina e ben più imponente Porta Asinaria. Questa porta, di epoca aureliana, era in origine una piccola porta il cui nome nome deriverebbe dalla famiglia degli Asinii che avevano delle proprietà nella zona o, forse, trova origine dal fatto che qui transitavano molti asini destinati al trasporto delle merci. Nel V secolo fu completamente ricostruita dall’imperatore Onorio (395-423 d.C.), con l’allargamento dell’arco di ingresso rivestito in travertino e con l’aggiunta di due torri semicircolari ai lati. All’interno fu costruita una controporta ed un cortile di guardia. divenuta ormai quasi inagibile per il progressivo innalzamento del livello stradale circostante e anche per questo del tutto inadeguata a sostenere il volume di traffico.  Rimasta aperta fino all’epoca di papa Pio IV (1559-1565), venne in seguito definitivamente chiusa e sostituita da porta San Giovanni.
lungo via Carlo Felice
Da piazza di Porta S. Giovanni prendendo sulla destra viale Carlo Felice, ci si trova davanti ad uno dei tratti meglio conservati delle Mura Aureliane. Qui, situato all’interno della quarta torre delle mura, è il piccolo oratorio di S. Margherita:  l’ambiente, di dimensioni ridotte e conosciuto anche come anche come prigione di S. Margherita, era luogo di isolamento e di eremitaggio nel XIII secolo e conserva alcuni affreschi piuttosto danneggiati dell'epoca. Proseguendo lungo il viale e oltrepassato l'arco che si apre nelle mura troviamo, alla sommità di una breve scalinata, l’oratorio di S. Maria del Buon Aiuto; esso fu fatto costruire, per volontà di Sisto IV, nel 1476. Si tratta di una  piccola costruzione, con semplice facciata ed un piccolo campanile; all’interno è conservato un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, attribuito ad Antoniazzo Romano, proveniente, come ricorda anche l’iscrizione posta al di sopra dell’ingresso, da un’edicola nel tratto di strada fra le chiese di S. Giovanni e S. Croce in Gerusalemme. La tradizione racconta che Sisto IV un giorno trovò rifugio da un furioso temporale sotto quest’edicola ed invocò l’aiuto della Madonna: scampato il pericolo, ordinò che quell’immagine fosse tolta di là e le fosse edificata una chiesa col titolo del Buon Aiuto.
Complesso del Sessorio e anfiteatro Castrense
Proseguendo lungo il perimetro delle mura, incontriamo oltre un cancello le vestigia dell’Anfiteatro Castrense. Questa struttura faceva parte del Palazzo Sessoriano, o Sessorium, denominazione verosimilmente derivata da sedes, col significato di “soggiorno”, “residenza”, che indicava la grande villa imperiale estesa nel suo nucleo principale tra la zona di Porta Maggiore e quella di S. Croce in Gerusalemme. La realizzazione del grande complesso, che comprendeva il palazzo imperiale, l’anfiteatro e un circo, fu avviata da Settimio Severo e continuata da Caracalla e da Elagabalo nei primi due decenni del III secolo d.C. ma dopo la morte di Elagabalo la struttura cadde in disuso. Circa un secolo più tardi venne ristrutturata da Costantino per farne la residenza della madre, Elena. Secondo la tradizione, Elena avrebbe trasportato da Gerusalemme le reliquie della Croce di Cristo e fatto costruire la Chiesa di S. Croce in Gerusalemme, sfruttando una grande sala del Palazzo Sessoriano. Al Palazzo Sessoriano apparteneva anche l’Anfiteatro Castrense, il secondo anfiteatro di Roma dopo il Colosseo: aveva una capienza di poche migliaia di spettatori e le dimensioni più piccole rispetto al Colosseo si devono al carattere privato dell’edificio, in cui si svolgevano spettacoli riservati all’Imperatore e alla sua corte.
L’anfiteatro era collegato al palazzo mediante un corridoio coperto e l’appellativo di “castrense” potrebbe derivare dall’uso che ne fecero i cavalieri della vicina caserma della guardia imperiale a cavallo (Castra equitum singularium). Di pianta quasi circolare, con i due assi di m 88 e 75,80, era costruito tutto in laterizio, tranne pochi elementi in travertino, aveva due ordini di arcate tra pilastri e un terzo ordine costituito da un muro nel quale si aprivano finestre e in cui erano inserite delle mensole per l’appoggio dei pali che reggevano il velarium, il grande telo che riparava gli spettatori dal sole, come al Colosseo.
S. Croce in Gerusalemme
La basilica, detta anche Eleniana o Sessoriana, sorge sull’area precedentemente occupata dal Sessorium, un complesso residenziale di proprietà imperiale e residenza di Elena, madre di Costantino. Questi, intorno alla metà del IV secolo, fece ricavare nell’atrio del palazzo una basilica per custodirvi le reliquie della Santa Croce, da Elena portate a Roma nel 326 dopo un viaggio in Palestina, da cui l’edificio sacro prese il nome. La primitiva basilica, un’aula rettangolare scandita da tre navate trasversali, venne ristrutturata da papa Lucio II intorno al 1144 facendola suddividere in tre navate longitudinali, facendo costruire il portico, il campanile ed il chiostro nel monastero. Importanti interventi sui soffitti delle navate e sulle decorazioni parietali vennero promossi alla fine del XV secolo che li affidò ad una cerchia di artisti tra cui spiccano i nomi di Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano. La basilica assunse l’aspetto con cui la conosciamo oggi nel XVIII secolo, quando Benedetto XIV Lambertini (1740-1758) incaricò gli architetti Domenico Gregorini e Pietro Passalacqua di edificare una nuova facciata e di ripristinare l’interno. La facciata in travertino è sormontata da un timpano curvilineo con balaustra e statue degli evangelisti, Elena e Costantino.
L’interno è suddiviso in tre navate da dodici colossali colonne antiche di granito, quattro delle quali furono incorporate in pilastri nella ristrutturazione settecentesca. A questa risalgono anche le paraste, le decorazioni a stucco e il soffitto ligneo, al centro del quale si trova una grande tela di Corrado Gianquinto (1744). Il pavimento cosmatesco è stato restaurato nel 1933. Nel presbiterio, ciborio settecentesco sorretto dalle colonne del precedente (1148); sotto all’altare maggiore, urna di basalto con le spoglie dei santi Cesareo e Anastasio. Al centro dell’abside, decorata da affreschi del Gianquinto (1744) e, nel semicatino, da pitture attribuite ad Antoniazzo Romano, Tomba del Cardinale Francesco Quiñones di Jacopo Sansovino(1536) e, al di sopra, tabernacolo di marmo e bronzo dorato di Carlo Maderno. Da una scala a destra del ciborio si scende alla Cappella di S. Elena, di età costantiniana, dove sulla volta si conserva un mosaico, rifacimento di un originale risalente all’epoca di Valentiniano III, variamente attribuito a Melozzo da Forlì (1484 ca.) o a Baldassarre Peruzzi (1510 ca.). La statua sull’altare è un originale romano rinvenuto ad Ostia e trasformato in S. Elena con l’aggiunta della croce e la sostituzione della testa. Dal presbiterio si può accedere alla Cappella delle Reliquie (1930), dove sono custoditi alcuni frammenti della S. Croce e altre reliquie.
L’area sulla sinistra della chiesa, già utilizzata come orto e vigna del monastero, fu espropriata dallo Stato italiano dopo il 1870 ed è oggi adibita ad uso museale e accoglie tre diverse istituzioni: il Museo Storico dei Granatieri di Sardegna, il Museo Storico della Fanteria e il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali.
ricordo della passeggiata
foto di gruppo di Bruno Brunelli
© Sergio Natalizia - 2013
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