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storia architettonica della Chiesa del Gesù
Storia della Chiesa del Gesù
La Chiesa del Gesù (il suo nome completo è Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina) è la Chiesa madre della Compagnia di Gesù a Roma ed è, infatti, sede del Padre Generale dei Gesuiti. In essa si conserva la tomba del suo Fondatore, Sant'Ignazio di Loyola. Al momento della sua consacrazione nel 1584, la chiesa era la più grande e la prima completamente nuova costruita a Roma dopo il "Sacco" del 1527.
Costruire una nuova chiesa era sempre stato, fin dal 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola. Papa Paolo III nel 1540 aveva autorizzato la costituzione della Compagnia di Gesù e aveva intanto subito offerto ai primi gesuiti una cappella, vicina alla sua residenza, all'epoca Palazzo Venezia, che si trovava sull'attuale sito della chiesa. Nel 1551 Sant'Ignazio di Loyola aveva commissionato all'architetto fiorentino Nanni di Baccio Biggio il disegno di una Chiesa per la Compagnia di Gesù. Il progetto, che non ebbe seguito, presentava una Chiesa con una unica navata, cappelle laterali e un'abside poco profonda; la chiesa venne anche ridisegnata nel 1554 da Michelangelo, ma anche questo progetto rimase sulla carta e per mancanza di mezzi finanziari i lavori della chiesa non furono iniziati durante la vita di Ignazio. Solo nel 1561 il cardinale Alessandro Farnese, forse il più noto mecenate delle arti del periodo, fornì il finanziamento per l’opera ed incaricò Jacopo Barozzi, detto "Il Vignola"(1507-1573), uno dei suoi architetti preferiti, della progettazione e realizzazione della chiesa del Gesù di Roma. Gli architetti gesuiti Giovanni Tristano e Giovanni de Rosis furono attivi collaboratori dei progetti interni e diressero l'attuale costruzione.
I lavori cominciarono solo nel 1568, quando Generale della Compagnia era Francesco Borgia che fu Generale dal 1565 al 1572. In quell'anno il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, costituì un fondo per la costruzione. Quelli erano gli anni della Controriforma e il cardinale Farnese, committente dell’opera, stabilì regole ben precise per la struttura della chiesa: una sola grande navata, per accogliere una moltitudine di fedeli, ed esaltare la potenza ed il seguito della Chiesa Cattolica. Il Vignola progettò una chiesa longitudinale di stile a croce latina, con un soffitto a volta, con un’interno completamente aperto, senza colonne interne, e nessuna altra struttura che dividesse lo spazio centrale della navata, per non distrarre i fedeli e per non separarli dal pulpito e dall’altare. La navata fu scandita da archi a tutto sesto e da due paraste che sorreggevano l’architrave decorato con un fregio continuo. Sopra il transetto, quasi inesistente a sottolineare la compattezza dello spazio, la cupola creò uno stacco tra il presbiterio e la navata, illuminata solamente da finestre, facendo concentrare lo sguardo del fedele sull’altare. Un’attenzione particolare fu rivolta all’acustica, fondamentale per ascoltare con attenzione le parole del sacerdote e la musica dell’organo. I lavori furono diretti dal Vignola dal 1568 fino alla sua morte nel 1573. Dopo la morte del Vignola il cantiere passò sotto la direzione di Giacomo Della Porta fino al 1580. Il Della Porta rielaborò il disegno della movimentata facciata e progettò la cupola.
La Chiesa del Gesù fu consacrata nel 1584 e fu la prima chiesa dell’Ordine dei Gesuiti, e costituì il modello sul quale furono costruite migliaia di altre chiese. In occasione delle vicende della fine del Settecento, che seguirono la soppressione dell’Ordine (1773), il tempio fu privato di molte ricchezze e solo nel 1814 la chiesa fu restituita ai gesuiti. La sua ricchezza artistica segnala la Chiesa del Gesù come un capitolo importante della storia dell'arte ed è uno dei monumenti più visitati di Roma.
Chiesa del Gesù in una stampa di Giuseppe Vasi del 1756
architettura della Chiesa del Gesù
Aderendo all’Arte della Controriforma, la chiesa presenta una pianta longitudinale con una sola navata (secondo i dettami tridentini) coperta da una volta a botte, affiancata da tre cappelle per lato, un presbiterio, sormontato da una cupola sull'incrocio del transetto (i cui bracci furono contratti sino a trasformarsi in due cappelle). Con questo progetto, il Vignola volle favorire la meditazione individuale e la predicazione. La cupola, a tamburo ottagonale, è opera del Della Porta che disegnò anche la facciata sovrastata da un timpano triangolare, con il quale la larga fascia inferiore è divisa da quattro coppie di paraste e chiusa in alto da ampie volute che conchiudono il tetto. Con la morte del Vignola, la realizzazione della facciata venne affidata a Giacomo della Porta, (1533-1602), allievo del Vignola e di Michelangelo, il quale modificò il progetto originario inserendo nella parte superiore due volute laterali. La facciata si presenta monumentale ed imponente. Questo effetto è dovuto allo slancio verticale enfatizzato da numerosi elementi classici: le colonne e i pilastri raddoppiati, così come la “timpanatura” del portale d’accesso, punto focale dell’intera facciata. Da notare che per quanto il Vignola avesse disegnate diverse facciate, il Cardinale Farnese, trovò che nessuna di esse fosse soddisfacente in quanto riteneva che il progetto della facciata proposto dall’ormai vecchio architetto, non riflettesse lo spirito dei nuovi tempi. Scelse così il progetto della facciata del più giovane Giacomo della Porta, discepolo di Michelangelo, un architetto la cui reputazione era basata sul suo successo nel portare a termine alcuni progetti incompleti di Michelangelo, dopo la sua morte nel 1564.
la facciata



La facciata progettata dal Della Porta ebbe un nuovo effetto paragonato alle chiese rinascimentali romane a due piani, con le loro rientranze o vani di uguali dimensioni e aspetti. La rientranza centrale dell’ingresso della facciata divenne un fortissimo centro visuale poiché i volumi degli ordini architettonici crescevano quando essi andavano dagli angoli verso il centro della facciata. Nella parte bassa della facciata, i doppi pilastri terminali furono trasformati in due pilastri e mezzo (la metà aggiunta fu una striscia di pilastro), con la rientranza successiva e la cornice spinte in avanti per contribuire ad una maggiore “enfasi”. Sopra il portone fu disegnato un portale semicircolare, una ricca scultura con il blasone della casata, una incorniciatura architettonica con una finestra e un’altro cornicione, e finalmente un secondo blasone della casata del committente. La facciata formale, costruita ritmicamente e accentuatamente, “informava” i fedeli che l’ingresso al santuario, il primo passo verso l’unione con Dio all’altare, era il più importante attributo esterno dell’edificio religioso. Il prospetto a due livelli, rivestito di pilastri e colonne corinzie, mise in relazione l'esterno della chiesa con l'interno, permettendo di intuire le altezze diseguali della navata e delle cappelle laterali. Il problema architettonico di come armonizzare questa differenza ha una storia lunga, e Della Porta trasse ispirazione dal passato, volgendo il suo sguardo fino alla facciata dell'Alberti per Santa Maria Novella a Firenze (1456) e impiegando puntoni curvi o volute alle estremità del piano superiore, per mascherare il profilo irregolare della facciata e collegare visualmente i due livelli. In seguito, questa soluzione divenne un elemento comune delle chiese a piano longitudinale costruite a Roma. Nel disporre coppie di pilastri ad intervalli regolari lungo la faccia della chiesa ad entrambi i livelli, Della Porta mise l'enfasi sul collegamento verticale invece che sul dinamismo orizzontale. Per accentuare però il portale principale, l'architetto ruppe la trabeazione e portò avanti di un passo verso la piazza l'intera porzione centrale. L'aggiunta delle colonne fiancheggianti e il doppio timpano al di sopra incorniciò e fece risaltare l'entrata. La decorazione rimase minima, in conformità con l'identificazione dei gesuiti con la riforma ecclesiastica del periodo.
facciata-S. Ignazio di Loyola
facciata- Stemma della Società di Gesù
facciata- S. Francesco Saverio


la cupola
l'interno
L'interno, a croce latina, ha una vasta navata la cui volta è affrescata con il Trionfo del nome di Gesù, grandioso, movimentato e luminosissimo affresco eseguito con straordinario effetto di prospettiva aerea da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia, che ha affrescato anche la cupola con i Patriarchi e i dottori della Chiesa e la Gloria del Mistico Agnello. Sull'altare maggiore campeggia una pala ottocentesca raffigurante la Circoncisione, di Alessandro Capalti.
Ai lati si aprono sei cappelle con opere di autori di rilievo: la Cappella di sant'Andrea con il Martirio di Sant'Andrea di Ciampelli; la Cappella della Passione con la Salita al Calvario e Crocifissione di Celio; la Cappella degli Angeli dove la pala d'altare rappresenta Sette Arcangeli in Adorazione della Santissima Trinità di Frederico Zuccari; la Cappella della Santissima Trinità con l'Adorazione dalla Santissima Trinità dai Santi di Francesco Bassano; la Cappella della Sacra Famiglia con la pala d'altare, opera di Giovanni Gagliardi. Infine la Cappella di San Francesco Borgia con la bella pala dell’altare, in cui il santo appare in estasi davanti all’Ostia consacrata, di Andrea Pozzo. Nella stessa cappella ci sono vari dipinti; in particolare S. Pietro che battezza i Santi Processo e Martiniano e la Conversione di S. Paolo, tutti e due del ticinese Pier Francesco Mola. Nel transetto di sinistra la Cappella di San Ignazio di Loyola (sepolto sotto l'altare), opera di Andrea Pozzo. In quello di destra l’altare di San Francesco Saverio di Pietro da Cortona. A sinistra della tribuna si trova la Cappella Madonna della strada mentre a destra si trova la piccola Cappella del Sacro Cuore. Le decorazioni della chiesa, pensate in perfetta sintonia con i principi fondamentali del Concilio di Trento, esprimono  chiarezza e semplicità, interpretazione realistica, stimolo emotivo alla pietà. L’arte doveva istruire il credente, e in modo semplice e diretto fissare nella sua mente i principi della fede. La pittura e la scultura furono i mezzi privilegiati per far conoscere ai semplici i nuovi Santi, come Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, Santa Teresa d’Avila. Ma al contempo i dipinti proposero composizioni sempre più affollate, dove la prospettiva non fu più elemento di unificazione. Lo spazio del dipinto non fu più concepito come continuazione ideale dello spazio reale (secondo l’idea rinascimentale), ma si connotò sempre di più come finzione, artificio, che meraviglia e coinvolge emotivamente lo spettatore: questo fu il Manierismo. Ne fu un esempio l’ affresco della volta con il Trionfo del nome di Gesù (1676-79), opera del Baciccia (il genovese Giovan Battista Gaulli). Le centinaia di figure si muovono in un universo soprannaturale, creato da una luce impalpabile, che materializza appena i corpi. L’architettura della cupola scomparve, lo spazio prospettico “sfondò ” le pareti materiali della chiesa per lasciare il posto al Paradiso, che accoglie il trionfo di Gesù.
interno
Altare maggiore
volta dell'abside
volta della cupola
sepolcro di S. Ignazio
soffitto della navata
Madonna della Strada
conclusioni
La Chiesa del Gesù, realizzata con uno stile tra il rinascimentale ed il barocco, ebbe un gran influsso sull'architettura sacra delle chiese barocche in Italia e nel mondo, fino ad ispirare il termine, oggi assai contestato, di "stile gesuitico". La sobria facciata, con i volumi, le masse ed i giochi di luci ed ombre che anticipavano il Barocco, fu attentamente orientata verso le vie e la piazza circostante: la chiesa si erge maestosa come un grande portale che invoglia i viandanti ed i fedeli ad entrare all’interno. All’apice dello sviluppo dello stile barocco(1630-1660), l’architettura barocca romana fu austera negli effetti e magnifica nelle forme, ma le sue origini furono piuttosto semplici e modeste. Gli edifici che segnarono l’inizio di quel nuovo stile sono difficili da distinguere dai loro predecessori. La costruzione della chiesa, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu portata avanti secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: fu progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante. Dando tanta importanza alla direzione unica dell’interno della chiesa, concentrandosi sull’asse principale longitudinale, e sull’ascesa verticale,affermando notevolmente il trama sculturale delle forme delle colonne, Giacomo Della Porta smussò l’equilibrio e la regolarità nell’architettura sacra del Rinascimento. Insieme con il movimento forzato in avanti della navata, la facciata rappresentò una nuova “psicologia” dell’architettura in cui la chiesa fu orientata verso il fedele. Fu la combinazione delle forme dinamiche di Michelangelo e la fortissima tensione della chiesa del Gesù alla preghiera e alla venerazione, a creare un forte ponte dall’architettura del Rinascimento a quella del Barocco.
Alessandro La Rocca - 2009
l'indirizzo mail di Alessandro La Rocca è: ACALAMOSCA@verizon.net
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